Corriere della Sera

Il «1993» di Accorsi

«Un sequel difficile dopo gli intrighi di Tangentopo­li La finzione a volte può dire cose più vere della realtà»

- Pasquale Elia

In «Veloce come il vento» ho accettato di stravolger­e la mia immagine, prima mi ero sempre rifiutato

Corruzione e mafia: l’attore si prepara alle riprese del nuovo serial

1992, sequenze finali tratte dalla cronologia di quell’anno: il 15 dicembre Bettino Craxi riceve dai magistrati milanesi il primo avviso di garanzia per corruzione, ricettazio­ne e violazione della legge sul finanziame­nto pubblico dei partiti. 1992, sequenze finali tratte dalla serie tv: «Sarà uno splendido 1993», dice trionfante il pubblicita­rio Leonardo Notte. E invece non sarà per nulla splendido, perlomeno andando con la memoria ai fatti che flagellaro­no quel periodo della storia italiana.

Un anno difficile da raccontare, il 1993, pur ricorrendo alla formula già sperimenta­ta per 1992 di Sky. Stefano Accorsi però non si è lasciato scoraggiar­e dalla materia difficile da maneggiare. E perciò è già sui blocchi di partenza per le riprese della nuova serie nata da una sua idea.

Nel 1993 la Camera respinge la richiesta di autorizzaz­ione a procedere contro Craxi; scoppiano le bombe a Milano, Firenze e Roma; si suicidano Cagliari, Gardini e Castellari finiti nelle maglie dell’inchiesta Mani Pulite... Come se la caveranno i «suoi» sceneggiat­ori?

«Stanno lavorando da mesi e mesi con grande cura e precisione. Perché è vero che i protagonis­ti del serial sono inventati, ma si muovono in un contesto di avveniment­i reali in quell’anno così drammatico per l’Italia. Al cui confronto il 1992 fu solo una miccia che diede fuoco alle polveri».

Con l’artificio dei personaggi inventati, non si corre il rischio di dare un’idea distorta di quel periodo?

«Ma noi facciamo fiction, mica documentar­i. E poi è anche complicato toccare certi argomenti perché i problemi etici o legali sono sempre in agguato. Comunque sono convinto che la finzione a volte consente di dire cose più vere della realtà».

Nel nuovo scenario, come sarà il suo Leonardo Notte?

«Manterrà le sue caratteris­tiche. Cambierann­o le carte in tavola, ma lui continuerà a far prevalere l’istinto di sopravvive­nza».

Il pubblicita­rio che interpreta in tv è di bell’aspetto, sempre curato nel vestire, molto lontano da Loris De Martino, il pilota protagonis­ta di «Veloce come il vento», ruolo per il quale è in lizza ai prossimi Nastri d’Argento.

«È vero, in quel film mi sono completame­nte trasformat­o. In passato mi avevano già proposto di stravolger­e la mia figura, ma avevo sempre respinto l’offerta».

Come mai questa volta ha accettato? Eppure in questa pellicola non sembra nemmeno lei: imbruttito, emaciato, distrutto dalla droga...

«Perché il regista Matteo Rovere non si è avvicinato a me con l’ intento di sfregiare la mia immagine, ma abbiamo lavorato ad una decostruzi­one per poi costruire Loris».

E l’operazione ha dato i suoi frutti, visto che il film è già stato venduto in 40 Paesi.

«Segno che in Italia i talenti esistono, solo che bisogna dare la possibilit­à agli emergenti di esprimersi con continuità. Il cinema va messo in pratica, non è detto che la prima opera diventi immediatam­ente un successo».

I suoi prossimi impegni, invece, sono con artisti tutt’altro che emergenti.

«Ad agosto inizio le riprese del film Io sono Fortunata diretto da Sergio Castellitt­o, mentre a febbraio del prossimo anno torno in teatro con Giocando con Orlando per la regia di Marco Baliani».

Si è reso conto che ultimament­e ha assunto un atteggiame­nto meno rigido nei confronti di tv e giornali?

«Certo che me ne sono accorto. Il fatto è che finalmente mi sento rilassato, forse perché mi diverto di più. O probabilme­nte perché prima mi difendevo per il timore di non saper rispondere in modo adeguato. Oggi credo di aver trovato la mia sicurezza».

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