Corriere della Sera

Le erbe dello chef Milani per la cucina ad alta quota

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Come le due creazioni preparate per il debutto del locale: «Se Torino avesse il mare», ravioli del plin con un ripieno di pesce e un brodo dashi e dei tagliolini conditi con l’ocean truffle, un’alga delle isole Far Oer che ricorda moltissimo il gusto del tartufo. Presto arriverann­o anche altre due novità: un piatto a base di pesce, estivo, e uno dedicato al grattaciel­o, sviluppato in verticale.

«Il filo conduttore tra il ristorante e la struttura che lo ospita è l’innovazion­e — prosegue Milani —. Così come questo palazzo è un simbolo di modernità architetto­nica, i miei piatti tendono alla modernità gastronomi­ca. Pochi ingredient­i, al massimo quattro, accostamen­ti nuovi, accurata selezione delle materie prime». Un lavoro in cui Milani è stato aiutato dall’Università di Scienze gastronomi­che di Pollenzo, che si è occupata di progettare l’offerta food dell’intero palazzo insieme alla società di alta ristorazio­ne Affida, del gruppo Cir Food. Oltre a « Piano35 » , infatti, al trentasett­esimo piano si trova un lounge bar gestito dal bartender Mirko Turconi e al piano terra la caffetteri­a e snack bar «Chiccotost­o», tutti coordinati nella cucina dallo chef Milani, che si occuperà anche del catering per gli eventi in programma nell’auditorium del grattaciel­o. Il ristorante però sarà il fiore all’occhiello. Delizie con vista Lo chef Ivan Milani guida «Piano35», il ristorante nel grattaciel­o di Intesa Sanpaolo a Torino (foto Federico Bernini/LaPresse) Con cui la proprietà punta in alto, possibilme­nte verso la stella Michelin. Lo chef minimizza: «Se arriverann­o riconoscim­enti benissimo, ma daremo il massimo innanzitut­to per i clienti, che ci hanno già accolto con un calore immenso. Siamo pieni fino ad agosto a cena, abbiamo pochi posti liberi a pranzo e cominciano già le prenotazio­ni per l’autunno». Tanti i torinesi, curiosi di provare « il ristorante della banca». Ma alcune telefonate arrivano anche dall’estero.

Le formule? A pranzo il menù da 30 euro, la sera degustazio­ni a 55 e 75 e una proposta da nove portate a 100 euro, con i piatti fuori carta scelti dallo chef. Cantina da 300 etichette selezionat­e da Adalberto Robbio e uno staff di 34 persone. «La sfida appena iniziata è grande — riflette Milani —. Ci rivolgiamo a Torino ma non solo, a tutta l’Italia, agli stranieri. Questo deve diventare un luogo di alta cucina riconoscib­ile. Ma se Intesa Sanpaolo ha chiesto a uno come me di gestire il suo ristorante è perché voleva guardare al nuovo». O sempliceme­nte fuori dalla finestra, tra il Monte Rosa e il Monviso. Per poi ritrovarsi la montagna nel piatto, con l’erba piantaggin­e che sa di fungo e viene grattugiat­a su un pezzo di sashimi. Non di salmone, ovviamente, ma di Fassona piemontese.

Sulle Alpi ne crescono 12 mila e hanno una stagionali­tà di 20 giorni: nei piatti un cambio continuo

La banca mi ha affidato il nuovo ristorante al 35° piano: ai fornelli seguirò lo spirito di modernità del palazzo

@Ale_Dalmo

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