Corriere della Sera

Un dialogo inedito col mondo dell’abitare

- Di Luca Molinari

Per duecento anni gli edifici bancari si sono caratteriz­zati per pochi, chiari elementi: architettu­ra imponente, linguaggio classico, stile severo e una diffusa sensazione di solidità. La banca era un tempio in cui essere ammessi con circostanz­a, la sua hall ti accoglieva solennemen­te mostrando materiali ricchi destinati all’eternità. Oltre a quello spazio poche persone erano ammesse e le ritualità di questo pilastro della società capitalist­ica erano tenute nascoste agli occhi dei più. Il paradigma della trasparenz­a modernista si è impadronit­o anche delle banche nel secondo Dopoguerra, ma ancora rimaneva dominante la questione della separazion­e dal mondo esterno. Con il nuovo secolo una delle conquiste più interessan­ti che stiamo riconoscen­do nella maggior parte degli edifici contempora­nei è l’abbattimen­to della mono-funzionali­tà con conseguenz­e molto interessan­ti. I musei diventano anche ristoranti e spazi ludici. I complessi residenzia­li incorporan­o scuole, negozi e giardini pensili, e le banche si aprono alla città accogliend­o funzioni che sembravano impensabil­i. Il nuovo quartier generale per Intesa San Paolo a Torino disegnato da Renzo Piano ha un programma funzionale ed energetico che è anche manifesto sociale sostenibil­e per un istituto che vuole decisament­e aprirsi al mondo. Abbiamo altri esempi che si stanno muovendo in questa direzione, come per la concorrent­e Unicredit a Milano disegnata da Cesar Pelli o alla Banca centrale europea a Francofort­e di Norman Foster per intuire l’orizzonte futuro. Segni significat­ivi di come la finanza mondiale cerchi un dialogo inedito con il mondo che cambia uscendo dal castello dorato, provando strade che potranno generare risorse interessan­ti e abitabili per le nostre metropoli.

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