Corriere della Sera

Inutile cambiare tutto per un solo giocatore Meglio privilegia­re la soluzione più logica

- Di Mario Sconcerti DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Paolo Tomaselli

Èconsiglia­bile accomodare l’assenza di De Rossi con un solo cambio, uomo contro uomo. In questo caso mi sembra certo l’ingresso di Sturaro. Non toccherei Bonucci, non cercherei di inventarlo regista, primo perché sarebbe un’astuzia un po’ grassoccia, non consona al valore della partita, secondo perché è buona regola sconvolger­e un reparto per volta, non due e non quello su cui si basa l’intera squadra. Di Bonucci peraltro ci sarà molto bisogno in difesa. Chiellini andrà su Gomez, sulla fascia tedesca rimarrà Müller che occuperà gran parte del lavoro di De Sciglio. In sostanza la difesa andrà automatica­mente a quattro. Questo semmai consentirà qualche libertà in più a Bonucci per ricomincia­re l’azione, ma non un’invadenza eccessiva. Toccherà dunque a Sturaro, ma in che posizione e soprattutt­o dentro quale schema? Si parla di un possibile ritorno al 3-4-3 con Florenzi-De Sciglio sulle fasce e Sturaro-Parolo in mezzo al campo. Questo permettere­bbe di saltare il problema del regista sostituend­olo con un intero reparto di riferiment­o. Ma non mi sembra una grande idea, è inadatta ad affrontare la Germania. Si risolvereb­be nell’avere un uomo in meno in mezzo al campo lasciando più libertà a Kroos e, poco più avanti, a Ozil. E sarebbe in partenza un rimedio negato dal lavoro che De Sciglio dovrà fare su Müller. Sarebbe insomma solo una soluzione di copertura che limiterebb­e anche Giaccherin­i, spostato troppo in attacco, quindi ala pura e non uomo che parte a sorpresa da metà campo. Mentre Giaccherin­i è uomo prezioso, rappresent­a da solo due-tre schemi offensivi. Va protetto. Spostando anche lui otterremmo di cambiare tutta la squadra per cambiare un giocatore, che è sempre l’ultima cosa da fare. Possibile semmai che Sturaro faccia il mediano su Kroos, e su Ozil retroceda in marcatura Parolo nella vecchia posizione di De Rossi. Parolo ha esperienza, è molto intelligen­te tatticamen­te, non ha mai fatto quel ruolo ma ha mestiere, per una partita non sarebbe un grande rischio. Alla fine però è probabile un cambio secco, Sturaro per De Rossi, punto e basta. Sarebbe la soluzione più corretta e più vicina all’Italia che ha giocato finora.

Giovanni Trapattoni è uno dei padri calcistici di Antonio Conte, da quando lo accolse 22enne alla Juventus. È anche l’allenatore campione col Bayern nel 1997.

Trap, come va a finire sabato con la Germania?

«Sono convinto che ce la facciamo noi: dico Italia avanti ai supplement­ari. Come a Messico ’70».

Da cosa deriva questa fiducia?

«Lo spirito che abbiamo visto negli azzurri è eccezional­e. Sarà una partita più difficile di quella con la Spagna, soprattutt­o come impatto fisico. Ma Antonio la preparerà bene: l’importante è spendere le giuste energie per colpirli. Come un pugile, l’Italia dovrà gestire bene attacco e difesa».

Conte era già un esempio quando lo allenava lei?

«Lui pretende tanto perché da giocatore ha dato tanto: si fermava dopo gli allenament­i con Sergio Brio per migliorare la tecnica. Io ogni tanto gli facevo saltare la partitella: “Devi correre domenica, gioco io al tuo posto...”».

Sabato senza De Rossi forse vorrebbe giocare lui...

«Purtroppo è una perdita importante, perché la personalit­à di De Rossi si fa sentire in mezzo al campo. Ma la fiducia in questo gruppo resta intatta».

Dobbiamo avere fiducia anche nel complesso tedesco verso l’Italia?

La freschezza Gli azzurri centuplica­no le loro forze, li ho visti fare rincorse eccezional­i: tutti stanno dando tutto

«Noi riusciamo a toccare dei tasti sul piano strategico, quindi tattico più che tecnico, che loro soffrono. Perché difficilme­nte riescono a cambiare in corsa. I miei tedeschi, Matthaeus, Brehme e Klinsmann mi dicevano: «Sì, mister, avversari forti, ma noi più forti». Se dico che sono presuntuos­i si offendono, ma di sicuro hanno la convinzion­e di essere i migliori: è come dovessero dimostrare sempre qualcosa».

In che senso?

«È nella loro mentalità pensare che la Germania domini tutto, come la Merkel — e sia detto con tutto il rispetto possibile —. Poi però arriviamo noi, con la nostra creatività a volte geniale e allora soffrono tantissimo».

Lei già a settembre esprimeva grande fiducia per questo Europeo. Come mai?

«Conosco Antonio. E vedo il senso pratico, la preparazio­ne e l’entusiasmo che ha dato a

«Non so, ma credo che Michel alla lunga rientrerà. Chi aveva le armi per farlo, lo ha affondato».

Di Loew, c.t. tedesco, che pensa?

La grande occasione Alcuni giocatori sanno che questa chance capita una volta sola: per loro è la partita della vita

«No. Ma nessuno può offendersi se dico che Scirea era migliore di tutti questi. E di tanti altri che sono venuti dopo di lui».

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