Corriere della Sera

«Il gol più importante della vita»

- Alessandro Altobelli

Il ricordo più nitido che mi torna alla mente ogni volta che ripenso a quella magica notte del 1982 è il rumore della rete quando segnai. Un rumore strano, un fruscio. Ma inconfondi­bile. Pochi conoscono il rumore che fa la palla quando tocca la rete: in quel momento era il suono che sognavo di sentire. Quello che chiuse la partita.

Ovviamente resta il gol più importante della mia vita. Magari ne ho fatti di più belli, ma quello è il più importante. Io non mi ricordo molte date, a volte mi dimentico perfino i compleanni dei figli, ma quell’11 luglio 1982 è dentro di me. Ho tutto fisso nella memoria: i colori, il caldo, la paura, i tedeschi che tiravano urlacci, la gioia. Ma, soprattutt­o, quel rumore, quel suono. Che notte, ragazzi, e che partita. E che gruppo. Quella Nazionale era composta da ventidue grandi uomini, calciatori carismatic­i e tutti con lo spirito vincente nel Dna. Eravamo un bel gruppo, anche fuori dal campo.

Bearzot mi convocò dopo avermi visto in forma strepitosa nel finale di campionato: ma si fidava maggiormen­te di Graziani che, per sfortuna sua e fortuna mia, si fece male all’inizio della finale. Toccò a me sostituirl­o, sapete come. Meritammo quella vittoria perché riuscimmo a tirarci fuori da un girone terrifican­te, con tre pareggi. Avevamo il mondo addosso, tutti ce l’avevano con noi. Guarda caso come nel 2006. D’altronde è un dato di fatto che noi italiani ci compattiam­o in certe situazioni, come se avessimo bisogno di un nemico.

Sono passati 34 anni, una vita intera, ma mi sembra ieri. Noi eravamo più forti, questo è sicuro. Eppure anche questa Italia ha uno spirito compatto, una forza caratteria­le unica, Conte ha fatto un grande lavoro, tutti si sacrifican­o. C’è empatia. Se dovesse arrivare fino in fondo, non mi stupirei.

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