Montella arriva troppo tardi Ma è perfetto per Berlusconi
Meglio tardi che mai. Montella arriva al Milan con un paio di anni di ritardo, per lui e per il Milan. Vincenzo si poteva evitare l’ultima brutta stagione alla Samp, passo falso in un cammino di crescita professionale. Ha avuto il panico di restare a spasso e ha accettato la panchina sbagliata. Il Milan avrebbe avuto un tecnico che ha tutto per piacere a Berlusconi, escluso il fatto che non ha mai vestito la maglia rossonera. È il sesto allenatore in due anni e mezzo: i gruppi vincenti si costruiscono con la pazienza, non con la bulimia. Le squadre di Montella giocano un bel calcio e non sono legate al «dogma» di uno schema. Vincenzo è duttile, senza essere un alchimista. Ha debuttato sulla panchina della Roma a 36 anni, dopo le dimissioni di Ranieri, per una brillante idea di Rosella Sensi, convinta dal lavoro con i Giovanissimi, dove ha allenato Alessio Romagnoli e Luca Mazzitelli. Essere stato scelto dalla Sensi è costato a Montella due volte la panchina della Roma: quando non è stato confermato dalla nuova proprietà americana e quando doveva arrivare prima di Zeman. Qualcuno, a Trigoria, ha detto che era un tecnico fortunato, non bravo. Montella ha modi gentili, ma polso fermo. Al debutto con la Roma mandò Totti in panchina e fece giocare titolare Borriello. Poi, dopo qualche allenamento, ha rimesso il Capitano in pianta stabile. «Il problema non è mandare un professionista in tribuna — ha detto —. Io sono stato male quando allenavo i ragazzini e dovevo fare la formazione per una partita importante: sapevo che a qualcuno davo una possibilità e a qualcuno la toglievo». Montella ha la schiena dritta. A Firenze volevano buttare Ljajic nell’Arno, dopo il caso con Delio Rossi. Lui lo ha preso da parte e gli ha chiesto se voleva un’altra possibilità. Ljajic e Jovetic giocarono insieme la loro miglior stagione (2012-2013). La Fiorentina arrivò quarta dietro il Milan che, per dirla alla Montella, non fu danneggiato nella volata finale.