Corriere della Sera

Il traguardo del vero debutto in Campidogli­o dopo settimane estenuanti tra suggerimen­ti, perfidie, telefonate frustranti dei capi e rinunce

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Lei fa sapere che il suo capo di gabinetto designato è Daniele Frongia, 43 anni, statistico, autore del saggio «E io pago», resoconto di nefandezze e sprechi consumati nell’amministra­zione capitolina e fonte di ispirazion­e del programma elettorale grillino: e due giorni dopo Frongia è costretto a dettare un comunicato il cui succo è: «Smentisco ogni pettegolez­zo: non sono fidanzato con Virginia». C’è solo una grande intesa politica. Ecco, appunto: peggio. S’infuriano in molti. Invocata la legge Severino: Frongia non può ricoprire quel ruolo. Polemiche, titoli sui giornali. È costretto a intervenir­e Beppe Grillo. «Se proprio I voti Virginia Raggi, 37 anni, eletta sindaca di Roma per il M5S con il 67,1% pari a 770 mila voti ci tieni, fagli fare il vice-sindaco».

Se proprio ci tieni. Ma, scusa, quanto ci tieni? E poi, comunque, no: mica puoi decidere da sola. Come ti permetti? Cosa ti sei messa in testa? Datti una calmata, Virginia.

Entrano nel suo ufficio, chiudono la porta e le dicono cose così.

Un pomeriggio, dopo un colloquio con la deputata Roberta Lombardi — prima capogruppo del M5S alla Camera, tra le primissime a frequentar­e le cellule grilline della Capitale, grande influenza sulla base militante — la Raggi ha gli occhi lucidi.

La senatrice Paola Taverna — 43 anni, romana del Quarticcio­lo, diploma da perito aziendale — con lo slang che l’ha resa celebre anche a Palazzo Madama: «Sta Raggi s’è bevuta er cervello… Macché davero pensa de decide da sola tutti gli assessori? Boh».

Prova a decidere, mal consigliat­a da Frongia, almeno il nome del vice-capo di gabinetto: Raffaele Marra. Niente, le bocciano pure lui: è un ex uomo di Alemanno.

Frongia allora la fa salire a bordo della sua piccola Renault

I commenti

biposto elettrica e l’accompagna alla celebrazio­ne giubilare per gli uomini e le donne delle istituzion­i: mezzo governo la ignora, Boschi e Alfano costretti a salutarla solo quando se la trovano a un metro. Cordiale solo il rettore dell’Università Lateranens­e, monsignor Enrico Dal Covolo: «Sa che abbiamo un amico in comune? Indovini chi è? Il dentista! Non è magnifico?».

Il sorriso della Raggi è spento. Le ha telefonato Davide Casaleggio. Un filo di voce. Da brividi. «Trova subito una giunta. A Roma ci giochiamo la nostra capacità di governare».

Perché tutti osservano Roma. Tutti osservano lei, la Raggi. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, la definisce «bambolina imbambolat­a» (sommerso dallo sdegno di Matteo Renzi e di tutto il Pd).

Luigi Di Maio la porta a cena. «Stai tranquilla, Virginia. Ce la faremo».

I romani, intanto, segnalati un po’ impazienti.

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