La riforma
La riforma costituzionale Renzi-Boschi è la proposta di modifica della Costituzione contenuta nel testo di legge approvato in via definitiva dal Parlamento il 12 aprile 2016
La riforma prevede il superamento del bicameralismo paritario con un nuovo Senato in cui siederanno 74 consiglieri regionali (compresi quelli eletti dalle Province autonome di Trento e Bolzano), 21 sindaci e 5 senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica
L’aula di Montecitorio assume il ruolo di unica Camera politica, che concede e revoca la fiducia al governo
La legge di riforma costituzionale sarà sottoposta a referendum confermativo. Il governo ha indicato il mese di ottobre
Definendo la campagna per il Sì «la madre di tutte le battaglie», il premier Matteo Renzi ha più volte ribadito che in caso di esito negativo del referendum lascerà la guida del governo
Lunedì scorso il premier ha evocato per la prima volta il voto anticipato: «Se vince il No il premier, il governo e, ma non spetta a me dirlo, anche il Parlamento, dovrebbero prenderne atto»
Non esiste un «piano A» o un «piano B» di Sergio Mattarella nell’ipotesi che, perdendo il referendum di ottobre, il premier dovesse dimettersi. Non c’è alcun disegno per insediare Dario Franceschini (dipinto come grande amico del presidente) a Palazzo Chigi, qualora si materializzasse quello scenario.
Certe ricostruzioni politico-mediatiche degli ultimi giorni sul futuro della legislatura, nell’eventualità di una sconfitta di Matteo Renzi sul fronte della riforma costituzionale, irritano il Quirinale. Si osserva che veicolare un coinvolgimento del capo dello Stato in «trame fantasiose» come queste, descrivendolo già impegnato a precostituire la nascita di governi alternativi (istituzionali o no), rischia di lesionare il suo ruolo di
«Tutti, a partire dalla sinistra riformista. E l’analisi va fatta sulla paura di molti cittadini di scendere nella scala sociale. Dobbiamo rafforzare le politiche di governo e dare un po’ di birra alla domanda interna, altrimenti il collasso del sistema è garantito».
Franceschini, come Bersani,