Infermiera indagata per omicidio «Voleva vendicarsi del trasferimento»
Isernia, per i pm ha avvelenato un paziente, padre della collega rimasta al suo posto
Una lucida, spietata vendetta. Meditata a lungo, consumata dove non te l’aspetti: una stanza d’ospedale. E non per mano di un killer di mafia ma da chi dovrebbe per lavoro accudire e curare: l’infermiera. Ancor più sorprendente è il movente del delitto. Avrebbe ucciso perché non accettava il trasferimento da un ospedale all’altro. E soprattutto non accettava l’idea che le fosse stata preferita un’altra infermiera. La vittima è infatti il padre della collega, bersaglio inconsapevole della sua rabbia.
È l’agghiacciante ipotesi della procura di Isernia che sta indagando sulla morte di Celestino Valentino, 76 anni, ricoverato da tempo all’ospedale del «Serenissimo Rosario» di Venafro (Isernia) per un ictus. Il suo cuore ha smesso di battere il 30 giugno per ragioni che dunque non avrebbero nulla a che fare con la causa del ricovero. Veleno. L’infermiera si sarebbe introdotta nella sua cameretta del reparto La donna, quel giorno in malattia, sarebbe entrata nel reparto per somministrare il veleno un video che riprende la donna mentre acquista della soda caustica nel negozio di casalinghi vicino all’ospedale. Ci sono testimoni che l’hanno vista entrare e uscire dal reparto il giorno del presunto avvelenamento, il 22 giugno, quando le condizioni di Valentino sono improvvisamente peggiorate. Giorno in cui lei avrebbe dovuto essere a casa, in convalescenza. «Fra di noi c’erano stati dei contrasti per il trasferimento», ha ricordato la figlia della vittima che usufruiva dei permessi retribuiti previsti dalla legge 104 sull’assistenza ai familiari con grave disabilità, come suo padre. Legge che, nella valutazione della direzione sanitaria, le ha consentito di avere un vantaggio nei confronti della presunta omicida quando si è trattato di decidere chi spostare a Isernia. Scelta difficile ma necessaria perché alcuni reparti dell’ospedale di Venafro sono in fase di smantellamento. «Uccidendo Valentino l’indagata avrebbe così eliminato anche il motivo che dal suo punto di vista aveva portato al suo trasferimento — hanno precisato gli investigatori —. Sembra incredibile ma il percorso mentale della vittima pare sia stato proprio questo».
Se sarà confermata l’ipotesi, Celestino Valentino è stato ucciso per qualcosa di cui ignorava l’esistenza. «Futili motivi», azzardano in procura. Una grande rabbia montata nella testa dell’indagata fino a sconvolgerla. Al punto da trasformare un’infermiera in un’assassina.
La dinamica La pista della soda caustica Ormai si indaga in un’unica direzione