Bari, 13 anni di battaglie legali per rifare il tribunale abusivo
Il Comune contro l’impresa: il progetto è fermo, mentre piove dentro al Palazzo di Giustizia
Quando lo scorso 9 giugno il Consiglio di Stato chiarì che, nonostante le sentenze di ottemperanza ottenute dall’Impresa Pizzarotti nel 2010, «è preminente l’esigenza di conformità al diritto comunitario», sembrava fosse stata scritta la parola fine. Per un’opera che si attende dal 2003: la Cittadella della Giustizia di Bari. E invece, dopo 13 anni di contenziosi legali tra l’impresa di Parma e il Comune di Bari, la questione non è ancora chiusa: Pizzarotti — che nell’agosto del 2003 vinse un bando pubblico di ricerca di mercato dell’amministrazione, mai eseguito — farà ricorso alle sezioni unite della Corte di Cassazione, forte di 8 vittorie legali dal 2003 a oggi, in particolare al Consiglio di Stato (2007 e 2010) che decise anche di nominare un commissario ad acta per portare a termine la procedura (con variante urbanistica) in caso di inerzia del Comune.
Se già nel 2003, a Bari, l’attività giudiziaria si svolgeva con
Ancora in aula La società di costruzioni Pizzarotti annuncia che farà un nuovo ricorso
gravi difficoltà strutturali e logistiche, dopo 13 anni la situazione è ovviamente peggiorata: il cosiddetto «nuovo» Palazzo di giustizia di via Nazariantz non solo ha problemi di staticità e di permeabilità (ci piove dentro), ma — caso più unico che raro — l’attività si svolge in un immobile dichiarato abusivo dal 2006 perché la funzione sovracomunale si tiene su un’area a servizio dei residenti.
Per mettere insieme gli uffici giudiziari disseminati in città, il sindaco di Bari Antonio Decaro ha individuato, nell’area ex Casermette, un progetto alternativo rispetto a quello del 2003, che spera di concretizzare in 3 anni, al massimo 4: «Una ricerca di mercato — ha esultato dopo la sentenza del Consiglio di Stato — non poteva dar luogo all’appalto della più grande opera pubblica della città senza una gara pubblica, come sancito dalla Corte di giustizia europea nel 2014. Nel Patto per la Città Metropolitana ho fatto inserire 300 mila euro per la progettazione e per l’intera opera servono 90 milioni: il ministero ci ha garantito che Bari sarà inserita nel piano per l’edilizia giudiziaria con fondi Cipe».
Ma l’impresa Pizzarotti non ci sta: non solo fa sapere «di essere in grado di ultimare l’opera in 30 mesi, senza alcun anticipo di risorse pubbliche, offrendo lavoro a 150 aziende e 2.500 maestranze locali ma, soprattutto, ha deciso di «porre in essere le dovute azioni presso le giurisdizioni nazionali ed europee per denegata giustizia con ricorso in Cassazione-sezioni Unite Civili».
Di certo c’è che, per almeno altri 3 anni — sia in caso di esito positivo del ricorso di Pizzarotti, sia nel caso contrario in attesa dei fondi pubblici — nel tribunale di Bari continuerà a piovere. Come avviene dall’inizio del nuovo millennio.