Puglia al Centro e Marche al Nord: la geografia riscritta dall’Invalsi
Puntuale anche quest’anno è arrivata, con il resoconto delle prove Invalsi, la fotografia di un Paese spaccato a metà, dove i bambini e i ragazzi del Nord primeggiano in matematica e in italiano mentre quelli del Sud e delle isole sprofondano a distanze abissali. Vi sono, è vero, alcune eccezioni luminose che idealmente disegnano uno Stivale più largo e più corto, con le Marche che si attestano ai livelli delle scuole lombarde e la Puglia che rivaleggia con quelle del Centro. Ma resta il fatto che fra gli studenti di Trento e quelli della Calabria c’è invece una distanza uguale a quella fra i primi della classe finlandesi e gli assai meno brillanti studenti kazaki. Con un’aggravante. Che proprio nelle regioni meridionali si verifica in modo più massiccio quel fenomeno odioso che prende il nome di cheating, ovvero l’aiutino prestato dai prof agli studenti per non fare brutta figura. In realtà una truffa ai danni dei ragazzi visto che i test non servono a valutare loro ma le scuole. Da quest’anno però c’è una novità importante che, se utilizzata in modo sapiente, potrebbe servire a cambiare le cose: per la prima volta si è cercato di misurare il cosiddetto «valore aggiunto» di ciascuna scuola confrontando le competenze in entrata e in uscita dei ragazzi al netto del contesto socioeconomico. È evidente infatti che sui risultati dei test influiscono anche tutta una serie di fattori (l’ambiente di provenienza in primis) non imputabili alla scuola stessa. Con il valore aggiunto si rende possibile valutare se la scuola
Differenze Tra gli studenti di Trento e quelli calabresi c’è una distanza uguale a quella tra i primi della classe finlandesi e i non brillanti kazaki
ha fatto o no il proprio lavoro, se è riuscita a portare i ragazzi al livello a cui potevano ambire. Anche in questo caso, purtroppo, Sud e isole detengono il triste primato del maggior numero di istituti con valore aggiunto negativo. La buona notizia, però, è che di scuole efficienti ce n’è ovunque, anche nelle regioni meno fortunate. La sfida a questo punto non sarà più di coltivare l’impossibile confronto fra una scuola di Messina e una di Milano ma di provare a esportare l’esperienza positiva di una scuola siciliana in una ad essa vicina. Un contagio di buone pratiche, se non a portata di mano, almeno possibile.