Corriere della Sera

Adulti e SnapChat

- Martina Pennisi

a una modalità di condivisio­ne diversa da quella di Facebook & Co. «Non dobbiamo più catturare il mondo reale e ricrearlo online. Sempliceme­nte viviamo e comunichia­mo allo stesso tempo», ha affermato in tempi non sospetti. Oppure: «Non sono la prima persona che odia guardarsi sette anni dopo». L’approccio ha (aveva) funzionato, con i giovanissi­mi saltati volentieri a bordo e l’app capace di distinguer­si nel mare magnum dei vani tentativi di eguagliare e rallentare la corsa del colosso da 1,6 miliardi di iscritti.

Poi sono arrivate «le persone più vecchie», come le ha Il primo selfie della nonna, mamma (in foto) e papà alle prese con SnapChat. Sofia Nepi (1994), studentess­a di Comunicazi­one, Media e Pubblicità alla Iulm di Milano, ha studiato gli effetti dell’app in famiglia (il video su corriere.it) definite un diciottenn­e al «Wall Street Journal» qualche giorno fa. La testata americana stava, lungimiran­temente, testimonia­ndo la recente invasione degli over 35. Dei genitori degli utenti della prima ora, insomma. Negli Stati Uniti il 14% degli internauti di più di 35 anni è presente sull’app. La percentual­e è pari al 37,8% fra i 25 e i 34 anni. Più del 50%, quindi, è cresciuto a colpi di Like e tag su Facebook e tende a cercare lo stesso tipo di esperienza. Guardando ai 1824enni, si vola al 67,5% ma, evidenteme­nte, non basta al cospetto della volontà di Spiegel di espandersi e di fare presa sulle fasce d’età più ghiotte per gli investitor­i pubblicita­ri.

Memories porta in dote un’altra novità: il motore di ricerca interno per trovare i propri ricordi per parole chiave. Si entra così nel campo dell’apprendime­nto automatico. Amazon, Facebook o Alphabet sono molto concentrat­e sull’intelligen­za che riconosce(rà) per noi volti e oggetti. SnapChat, alla faccia dei contenuti a scomparsa e dei suoi giovani sostenitor­i, è pronta a fare lo stesso.

@martinapen­nisi

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