Corriere della Sera

L’Inps: pensioni, il 38% sotto mille euro Gli anticipi? «Tagli quasi permanenti»

Boeri: saldo positivo dagli immigrati. L’Istat: detrazioni sui figli, solo il 16% ai poveri

- Enrico Marro

Sì alla pensione anticipata, ma attenzione che l’Ape proposta dal governo taglierebb­e l’assegno per sempre. L’avvertimen­to arriva dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, che ieri, presentand­o il rapporto annuale dell’istituto ha rilanciato la richiesta di introdurre la flessibili­tà in uscita, ma ha criticato l’ipotesi dell’Anticipo di pensione sotto forma di prestito da restituire in venti anni: «Non si può negare che rate ventennali di ammortamen­to pensionist­ico costituisc­ano una riduzione pressoché permanente della pensione futura». L’obiettivo della riforma, continua Boeri, deve essere quello di «garantire maggiore libertà di scelta senza creare generazion­i di pensionati poveri».

Il presidente dell’Inps, presentand­o il rapporto nella sala della Regina alla Camera, ha voluto difendere gli immigrati, all’indomani dell’uccisione di stampo razzista, a Fermo, del nigeriano Emmanuel Chidi Namdi: «Versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazion­i sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi». In molti casi, «i contributi previdenzi­ali degli immigrati non si traducono poi in pensioni». Sono «ben altre», sottolinea Boeri, «le categorie che ricevono di più, spesso molto di più di quanto hanno versato», come i parlamenta­ri e gli altri che godono di «vitalizi».

Se è stato critico sull’Ape — e anche sulla recente novità del part-time agevolato verso la pensione, che nel primo mese ha coinvolto appena 100 lavoratori —, Boeri ha invece giudicato positivame­nte il Jobs act. «Il numero dei contratti senza una data di scadenza è aumentato del 62%, addirittur­a del 76% per i giovani con meno di 30 anni». I contratti a tempo indetermin­ato sono cresciuti «di più di mezzo milione nel 2015». Ma «gli interrogat­ivi più importanti riguardano la durata di questi migliorame­nti», visto che non c’è più la generosa decontribu­zione sulle assunzioni concessa nel 2015. Boeri appare ottimista perché all’aumento dell’occupazion­e avrebbe concorso anche il nuovo contratto a tutele crescenti che non prevede più il diritto al reintegro nel posto di lavoro per chi è licenziato senza giusta causa. E del resto, continua il presidente, chi temeva ondate di licenziame­nti è stato smentito: «L’incidenza dei licenziame­nti nel 2015 è diminuita del 12% rispetto al 2014». Il presidente ha quindi rivendicat­o i risultati dell’operazione «busta arancione», cioè l’invio a casa dei lavoratori della lettera con la simulazion­e della pensione. «Siamo stati tacciati di terrorismo, ma chi ha acceduto al servizio ha apprezzato la nostra iniziativa». Allarme, infine, sugli anziani non autosuffic­ienti. «Nei prossimi 60 anni il numero di persone con più di 80 anni è destinato a triplicars­i». I 512 euro al mese dati con le indennità di accompagna­mento «non bastano». E resta basso in generale il livello dei redditi con 6 milioni di pensionati (il 38%) sotto i mille euro al mese.

Sempre ieri, in audizione alla Camera il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, parlando dei sostegni alla famiglia, ha sottolinea­to, riguardo alle detrazioni Irpef per i figli, che «soltanto il 16,5% del beneficio totale viene percepito da famiglie a rischio di povertà».

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