Gli italiani riprendono a spendere Aumentano gli acquisti di carne e la spesa per cinema e teatri
Consumi +0,4% nel 2015. Cresce il divario Nord-Sud
il segno meno alla cassa. Aumentano lievemente anche le spese ricreative, come il conto al ristorante e in albergo, per gli spettacoli al cinema e al teatro.
Emerge ancor più netta una polarizzazione. Che si esprime trasversalmente secondo almeno tre linee di frattura: 1) generazionale (over 55 più liquidi, gli under 35 con i redditi a singhiozzo); 2) geografica (le regioni del Nord a trainare gli scontrini, quelle del Sud a giocare al risparmio); culturale (i laureati consumano in media il doppio di chi ha un capofamiglia con la scuola dell’obbligo). Il carico familiare incide eccome. Più il nucleo è composito, più i consumi scendono e a nulla serve il timido ri-equilibrio distributivo degli assegni familiari. Né ciò viene attenuato dal calcolo dell’Isee, per sua natura un indice neutro perché contabilizza anche il numero dei componenti familiari nell’accesso ai servizi e al welfare. Il corollario è la diminuzione delle spese per la salute di almeno il 20% degli italiani. Uno su cinque compra meno farmaci, va meno dal dentista, rinuncia a visite specialistiche in regime privatistico seppur necessarie.
Sul fronte dell’offerta lo spartito si ripete uguale da almeno dieci anni. Le insegne della grande distribuzione, aiutate in questo anche dalle politiche commerciali dei grandi marchi, hanno ritoccato al ribasso i listini agendo sulle promozioni. Oltre un prodotto su tre negli scaffali dei supermercati è venduto a sconto, ha registrato recentemente l’istituto di ricerca Nielsen. Una pressione promozionale cresciuta del 15% in dieci anni. Anticipatrice del fenomeno della deflazione che, seppur aumentando sul breve il potere d’acquisto delle famiglie, le induce a ritardare psicologicamente le spese non voluttuarie complicando i piani delle aziende.
Un altro osservatorio storicamente interessante è quello di Coop Italia, leader di mercato nella gdo. Ieri il gruppo di cooperative ha lanciato l’identikit dell’italiano analizzando i consumi tricolori negli ultimi 100 anni. Ne esce una diapositiva curiosa, ad esempio, su come è cambiata la composizione degli alimenti nel carrello. Dalla diminuzione nell’acquisto della pasta al boom di frutta e verdura e degli alimenti biologici. Il segmento del bio ha avuto una crescita a doppia cifra anno su anno, nonostante un differenziale di prezzo. Non più una nicchia di mercato, ma una filiera che in questi anni è riuscita a tenere in piedi i ricavi delle insegne alimentari. Qualche battuta di arresto sul fronte del private label che invece sembrava diventata una gallina dalle uova d’oro. I prodotti a marchio del distributore hanno una quota di mercato del 20%. Seppur cresciuta in questi anni è molto lontana dalla media europea.