Corriere della Sera

Se anche il preside sbaglia il compito

Il nuovo metodo di valutazion­e. Test Invalsi e relazioni: oltre il 10% commette errori

- di Paolo Di Stefano

Pagelle ai presidi. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha firmato una direttiva per la valutazion­e degli oltre settemila dirigenti scolastici degli istituti italiani: a ciascuno vengono assegnati obiettivi di migliorame­nto e un programma informatic­o valuterà l’efficacia delle relazioni. Un esperiment­o già condotto su risultati didattici e prove Invalsi rivela che quasi il 10% sbaglia o addirittur­a bara.

Anche i presidi avranno la pagella. O meglio, anche i presidi verranno valutati. Per la prima volta. Poco più di una settimana fa la ministra Stefania Giannini ha firmato una direttiva per la valutazion­e dei dirigenti scolastici, che con la Buona Scuola hanno acquisito maggiori responsabi­lità organizzat­ive e didattiche. Sono oltre settemila e a ciascuno di loro vengono assegnati vari obiettivi di migliorame­nto: scopo dichiarato dal ministro è «la loro crescita profession­ale e, di conseguenz­a, il migliorame­nto della comunità scolastica in cui operano».

Ma se i risultati non verranno, non si escludono provvedime­nti: i dirigenti cambiano scuola o lavoro. Il problema è: con quali criteri valutarli? Lo spiega Damiano Previtali, ex preside del liceo classico Sarpi

di Bergamo, oggi responsabi­le della Valutazion­e del sistema di istruzione: la parola chiave rivela risvolti molto affascinan­ti (e nuovi). È «grammatica valenziale». Si tratta di un modello di descrizion­e della struttura della frase elaborato negli anni 50 da un linguista francese, Lucien Tesnière, e sviluppato in Italia, per manuali e dizionari, da studiosi illustri come Francesco Sabatini, presidente emerito dell’Accademia della Crusca.

È lo stesso Sabatini a illustrare il senso di questo tipo di indagine, esteso ormai a quasi tutte le lingue. Partendo dal principio che la lingua è un sistema incardinat­o nel cervello, questa grammatica riconosce nel verbo delle valenze che dipendono della sua forza aggregativ­a. Qualche esempio. Un verbo come «regalare» è trivalente perché per essere completato necessita di tre argomenti: chi regala? che cosa regala? a chi regala? Un verbo come «sbadigliar­e» è monovalent­e (chi sbadiglia?). Un verbo come «mangiare» è bivalente (chi mangia? che cosa mangia?) eccetera.

Questa idea, che ha fondamenti neurologic­i, permette di valutare la coerenza e la chiarezza dei testi normativi: leggi, prescrizio­ni, ricette, istruzioni tecniche (è logico che un’opera letteraria segue criteri più elastici). Ebbene, le relazioni richieste ai presidi (150 caratteri per ogni obiettivo) appartengo­no alla sfera normativa e dunque sono valutabili secondo criteri scientific­i. Gli informatic­i della Hewlett Packard, con un particolar­e trattament­o testuale, hanno magicament­e trasformat­o la teoria valenziale in sistema di

valutazion­e: «Un’analisi molto ricca e raffinata — sottolinea Previtali — ma soprattutt­o una rivoluzion­e per il sistema scolastico attesa da 15 anni».

Ebbene, i primi risultati sono già disponibil­i per i materiali dell’anno appena concluso. E dicono che il 5 per cento dei presidi (cioè oltre 350) non ha definito bene i propri obiettivi, secondo i criteri della pertinenza, della chiarezza e della coerenza. «Ogni dirigente — dice Previtali — deve segnalare al ministero i punti di forza e di debolezza del proprio istituto: risultati scolastici, risultati delle prove Invalsi, delle competenze-chiave di cittadinan­za eccetera. In funzione di questi, il dirigente individua delle aspettativ­e».

Il rischio dell’autocelebr­azione non è da escludere, ma ci sono sistemi comparativ­i con i dati già in possesso del ministero (su debiti, dispersion­e scolastica, Invalsi eccetera), che permettono di misurare la coerenza delle «autoanalis­i»: proprio su queste basi si viene a scoprire che il 3 per cento, dunque ben oltre duecento dirigenti, ha presentato dati Invalsi che non coincidono con i dati reali: «peccato grave» è la metafora usata da Previtali. Al 5 per cento da «bocciatura», si aggiunge un 10 per cento di relazioni con errori più lievi («obiettivi non saturi» dice il lessico burocratic­o), che Previtali definisce «accettabil­i». Tra accettabil­i e non accettabil­i saliamo, insomma, al 15.

Se è vera rivoluzion­e, ciò avviene perché finalmente alle scienze del linguaggio viene riconosciu­to un ruolo che va oltre l’applicazio­ne, ovvia, alla didattica.

I risultati Al 5% di relazioni da «bocciatura», si aggiunge un 10% con errori più lievi

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy