Corriere della Sera

PERCHÉ È SBAGLIATO SPEGNERE IL WI-FI LIBERO CHE USANO I MIGRANTI

- di Paolo Di Stefano

Oscurare il wi-fi cittadino per evitare assembrame­nti di rifugiati e profughi. È l’idea del sindaco di Pordenone, come risposta alle lamentele dei cittadini che «non si sentono più sicuri e a loro agio nel frequentar­e piazze e parchi». Più o meno lo stesso provvedime­nto è stato preso a Udine, anche se non così radicale (il segnale è stato ridotto in centro). Due giunte, diverse, destra e sinistra, stessa decisione. Il disagio dei cittadini è veder bivaccare i migranti a cielo aperto, se non addirittur­a vederli soggiornar­e (vitto e alloggio) negli spazi pubblici, probabilme­nte sentendosi «minacciati» dalla loro presenza. A essere «buonisti», si potrebbe obiettare che il disagio dei rifugiati e dei profughi non è veder ma dover bivaccare giorno e notte all’aperto: il che impone loro, tra l’altro, l’uso del wi-fi pubblico come strumento se non proprio di prima almeno di seconda necessità, per potersi mettere in contatto con i Paesi d’origine. È curioso che per risolvere (o pensare di risolvere o illudere di voler risolvere) una questione di ordine (e di malumore) pubblico si decida di rinunciare ai benefici della tecnologia, come se le conquiste della modernità fossero responsabi­li di aggravare i «disagi» della cosiddetta multicultu­ralità. È prevedibil­e che, nel giro di qualche settimana, questa misura tecno-proibizion­ista rivelerà al cittadino la propria totale inutilità: perché è evidente che, wi-fi o no, in mancanza di meglio i «bivaccator­i» continuera­nno a bivaccare, oltretutto privati del conforto di chiamare i parenti lontani (che saranno genitori, figli, mogli eccetera). E il loro risentimen­to si aggiungerà alla rabbia dei cittadini italiani che attribuira­nno al «clandestin­o» anche la colpa di essere stati privati di un bene che consideran­o spesso, loro sì, di primissima necessità. (E poi in fondo, a Charleroi, negli Anni 50, si proibiva solo ai cani e agli italiani di accedere ai locali pubblici: i privilegi dei belgi non venivano intaccati).

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