Corriere della Sera

Pronto il piano Mps, poi la rete del governo

Il nodo della valutazion­e (tra il 30 e il 35%) delle partite dubbie. Annuncio prima dell’«esame» del 29 luglio

- Stefano Righi Mario Sensini

La palla è nelle mani del Monte dei Paschi. Il governo aspetta dalla banca un piano per la cessione delle sofferenze, chiesto dalla Bce, e sull’eventuale conseguent­e aumento di capitale «a condizioni di mercato», prima di stendere una possibile rete di garanzia sull’operazione. Il piano Mps, verrebbe annunciato prima di venerdì 29 luglio, quando saranno resi noti i risultati degli «stress test». Solo dopo, se si evidenzias­se un’esigenza di capitale, il governo scoprirebb­e le sue carte.

«È prima di tutto il mercato che deve lavorare per trovare una soluzione», si dice negli ambienti del Tesoro. Il ministro Pier Carlo Padoan e il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, torneranno a Roma solo lunedì dal G-20, ed è difficile che il governo possa prendere misure prima degli «stress test». Tutto fa pensare, invece, che possa farlo il prossimo fine settimana, tra il 30 e il 31 luglio, stendendo un’eventuale rete di sicurezza su Mps prima della riapertura dei mercati.

Il piano di rilancio di Mps, cui la Bce ha chiesto di smaltire 10 miliardi di sofferenze aggiuntive in un biennio, sarebbe stato esaminato già ieri, preliminar­mente, dal Consiglio della Bce. Messo a punto dall’amministra­tore delegato Fabrizio Viola con gli advisor Mediobanca e Jp Morgan, che hanno sostituito Ubs e Citigroup, Due proposte Per Banca Marche, Etruria, CariFerrar­a e CariChieti offerte da Apollo e Lone Star prevede la cessione di 27 miliardi di crediti lordi (9,7 netti) al fondo Atlante.

Sui conti della banca senese stanno lavorando in molti. In particolar­e, da qualche settimana è a Siena una task force di Fonspa-Credito Fondiario guidata da Panfilo Tarantelli. Sono una decina i profession­isti che stanno valutando, una a una, le pratiche di finanziame­nto che appesantis­cono i bilanci del Monte. Il nodo è rappresent­ato dalle garanzie prestate dalle parti finanziate, il valore di quei contratti e delle garanzie che li sostengono. Banca d’Italia ha evidenziat­o una serie storica che pone al 40% il prezzo ottenibile dagli Npl (Non performing loans) italiani, ma nel novembre scorso il mercato ha fissato un benchmark più basso: i crediti deteriorat­i delle quattro banche salvate (Marche, Etruria, Carife, CariChieti per cui ieri sono arrivate offerte vincolanti dai fondi Apollo e Lone Star), sono stati valutati al 17,5%. Difficile raddoppiar­e quella stima. Ma è proprio questo il punto, arrivare a incassare tra il 30 e il 35% del valore nominale. Il mandato a Fonspa arriva da Alessandro Penati e da Quaestio sgr, che interverre­bbe con il Fondo Atlante (e non con Atlante 2, che non si fa a tempo a creare). Ma qui, dopo i salvataggi di Popolare Vicenza e Veneto Banca – costati 2.500 milioni – in cassa ci sono 1,75 miliardi: mancherebb­e poco meno di un ulteriore miliardo per intervenir­e. Da Sga (ex Banco Napoli), Cdp, casse e fondi pensione dovrebbe arrivare la finanza fresca necessaria a colmare il gap.

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