Corriere della Sera

Trump si auto-incorona nella sua «arena» Gran rifiuto di Ted Cruz, che esce tra i fischi

L’ex rivale si congratula, ma nega l’appoggio. La replica: è uno che ha perso, il partito è con me

- G. Sar.

Donald Trump si è fatto vivo nella tarda mattinata di ieri nella Quicken Loans Arena di Cleveland, accompagna­to dalla figlia Ivanka. E per tutta la giornata ha scandito l’attesa per il suo intervento (notte fonda in Italia) con i suoi tweet, mentre seminava allarme tra i Paesi alleati dell’America con un’intervista al New York Times sulla Nato.

In quattro giorni di Convention, Trump si è trovato di fronte un solo problema politico: Ted Cruz. L’altra sera il senatore del Texas, avversario spigoloso nelle primarie, ha riservato al front runner solo parole fredde e formali: «Mi congratulo con Donald Trump per la nomination». Tutto qui. Venticinqu­e minuti di discorso, ma niente «endorsemen­t», niente appoggio ufficiale. Il senatore, accolto con un’ovazione, è uscito tra fischi, insulti e ululati. Sua moglie Heidi è stata fatta portata fuori dalla scorta. E ieri mattina il senatore ha dovuto affrontare una burrascosa riunione con la delegazion­e del Texas, il suo Stato, dove ha battuto con buon margine «The Donald». Tanti gli hanno chiesto: ma che ti costava fare come Marco Rubio? Il senatore della Florida, l’altro contendent­e di Trump nelle primarie, ha mandato un breve video, allineando­si sul minimo comun denominato­re politico: «Il tempo delle divisioni è finito. Ora dobbiamo unirci per battere Hillary Clinton».

Cruz, però, ha mantenuto il punto: «Non sono il cagnolino di nessuno. Non posso sostenere chi ha offeso mia moglie e mio padre». Una questione personale? Certo, durante le primarie, Trump, ma anche Cruz, non hanno risparmiat­o sulle volgarità e le scorrettez­ze. Il tycoon ha ironizzato sull’aspetto fisico della moglie del concorrent­e, ma dopo che lo staff di Cruz aveva ripescato una foto di Melania, ai tempi in cui faceva la modella, sdraiata seminuda su una pelliccia. E così via.

La spiegazion­e di Cruz, però, non convince fino in fondo. La scelta del Senatore è anche il risultato di un calcolo politico. Se Trump perde e magari rovinosame­nte le presidenzi­ali di novembre, Cruz potrebbe riprovare la scalata alla leadership.

E Trump? Il portabandi­era dei repubblica­ni ha dedicato due- tre flash alla questione. «Ted Cruz fischiato dalla platea, non ha onorato il suo impegno. Avevo visto il suo discorso due ore prima, ma l’ho lasciato parlare lo stesso. Non ha fatto una gran figura». Come si vede Trump, l’ex outsider, ragiona come se fosse non il capo politico, ma l’impresario del partito repubblica­no. A questo punto considera quella di Cruz e di altri big dissidenti una posizione minoritari­a, ininfluent­e. Ecco il suo tweet: «Non sono altro che un piccolo gruppo di persone che hanno subito sconfitte pesanti e imbarazzan­ti. Il partito è molto unito. Grande amore nell’arena».

L’altra sera il candidato vice presidente, Mike Pence, governator­e dell’Indiana, ha comunque cominciato il lavoro di ricompatta­mento. «Ho un carattere diverso da quello di Donald: forse mi ha scelto per bilanciare. Tutti insieme possiamo sconfigger­e Hillary Clinton, non Segretario di Stato, ma dello status quo». La platea, divisa da Cruz, lo ha applaudito questa volta compatta.

Ted Cruz Non è mia abitudine sostenere le persone che attaccano mia moglie e attaccano mio padre

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