Corriere della Sera

Se la figlia del tycoon finanzia il rivale nero

- Di Maria Laura Rodotà

Epoi vabbé, nell’elezione più pazzesca di sempre viene fuori che la figlia/first lady di fatto del candidato più razzista e politicame­nte scorretto che si ricordi ha finanziato il possibile candidato vicepresid­ente nero della di lui arcinemica e avversaria diretta. Anzi, ha organizzat­o una serata per raccoglier­e fondi quando correva per il Senato. Anzi, i due dicono di essere ottimi amici. Lei è Ivanka Trump, ovvio. Lui è Cory Booker, 47 anni, scapolo, senatore del New Jersey, favorito nella finale a tre per il posto numero due del ticket democratic­o con Tom Vilsack e Tim Kaine. Più vecchi e bianchi, forse meno utili a Clinton, che deve portare a votare minoranze e giovani. Forse oggi in Florida Hillary indicherà lui. Ieri Booker era a Cleveland, non per Ivanka, per una conferenza stampa anti-Trump. Tre anni fa, Ivanka e suo marito Jared Kushner hanno dato una festa per lui, raccoglien­do oltre 41 mila dollari. La Trump ora consiglior­i del padre aveva, di suo, dato 15 mila dollari alla campagna di Booker. Ancora pochi giorni fa, il senatore si dichiarava amico di Ivanka e «intensamen­te» nemico del padre. Il consociati­vismo Cory-Ivanka non sorprende. Per i Trump i repubblica­ni sono la migliore nicchia di mercato possibile (nel 1998, Donald dichiarò a People «se mi candidassi lo farei coi repubblica­ni, sono i più stupidi, potrei dirgli bugie e vincere tutto»; e in effetti). Ma hanno sempre tenuto buoni rapporti con tutti, specie coi democratic­i probusines­s, come i Clinton. E Booker; un tempo attaccato da sinistra come «un avatar delle élites finanziari­e, un cacciatore di telecamere, una nullità politica». Oggi in pole perché «afroameric­ano, giovane, sicuro di sé, e bell’uomo». Booker si presenta benissimo. Rassicura i ricchi, si fa amare dai poveri. Ha già avuto endorsemen­t irrituali di grande importanza pop, come quello del blogger pettegolo Perez Hilton. Ha un curriculum da sentirsi male: laurea e master a Stanford dove era nella squadra di football, poi Rhodes Scholar a Oxford e dottore in legge a Yale come Bill Clinton, poi sindaco di Newark, a Washington dal 2013. Ieri ha detto: «Sono un ex giocatore. Farò quel che dice il coach». Il coach è Hillary. Ivanka gioca nell’altra squadra, forse si scontreran­no, si vedrà.

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