Corriere della Sera

La sfida finale di Pizzarotti che lavora a una lista civica E il Pd potrebbe appoggiarl­o

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da quando sono stato invitato a presentare controdedu­zioni a una sospension­e che reputo ingiusta». Un «atto di forza illegittim­o», «pretesto per neutralizz­are la critica interna». Ma al di là della denunciata «freddezza» nei suoi confronti e dalle «offese» ricevute, Pizzarotti è irritato dall’atteggiame­nto dei dirigenti del Movimento. L’altro giorno ha spiegato: «Il responsabi­le dei Comuni, Luigi Di Maio, trova il tempo per una pizzata, a nemmeno 100 chilometri da Parma, ma da mesi non trova il tempo per confrontar­si con un sindaco a 5 Stelle». Ieri ha rincarato la dose: «Più facile incontrare i lobbisti che assumersi le proprie responsabi­lità». Allusione all’incontro di Di Maio con un’associazio­ne di portatori di interessi.

Dopo l’ordinanza del Tribunale di Napoli che ha annullato l’espulsione di 20 attivisti, il Movimento si appresta a cambiare le regole il 25 settembre 2016, giorno di chiusura di Italia 5 Stelle 2016 a Palermo. In quel giorno, se non verrà deciso altrimenti prima, Pizzarotti potrebbe sapere la sua sorte. Ma il sindaco ha fretta. Per fare una lista ci vuole tempo e ci vogliono le condizioni giuste. Il suo timore è che il Movimento gli faccia uno scherzetto: che decida di reintegrar­lo a settembre, per poi negargli l’uso del simbolo alla vigilia delle elezioni. Le motivazion­i sono già pronte: come è successo già in Sardegna e a Ravenna, laddove il Movimento è diviso, con meet-up contrappos­ti, il M5S può negare il simbolo.

Beffa che Pizzarotti ha tutta l’intenzione di evitare. È per questo che sta provando ad accelerare per conoscere la sua sorte. Ed è per questo che non gli basta più una semplice riammissio­ne formale. Non ci sta a tornare nell’ovile ma trat

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