Corriere della Sera

Tangenti in cassette di sicurezza e a casa le sentenze da ricopiare

Tra i documenti sequestrat­i, il ricorso di Berlusconi contro Bankitalia

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Sentenza di accoglimen­to del ricorso di Silvio Berlusconi contro il provvedime­nto di Bankitalia che imponeva la cessione delle quote di Mediolanum. È uno dei documenti sequestrat­i per ordine dei magistrati romani a casa del funzionari­o di Palazzo Chigi Renato Mazzocchi, indagato per riciclaggi­o e corruzione. E tanto basta per capire quale direzione abbia imboccato l’inchiesta sulla «rete» di faccendier­i e politici sospettati di aver «aggiustato» numerosi processi. Ma anche di aver pilotato appalti, assunzioni e nomine. Altre mazzette sono state trovate nella cassaforte di uno degli imprendito­ri arrestati il 4 luglio scorso durante il blitz del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza. Secondo il giudice sono i «fondi neri» accantonat­i per pagare le tangenti necessarie ad ottenere le proroghe di un appalto dell’Inps.

Sono svariati i filoni di indagine aperti dal procurator­e aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Stefano Fava. E tutti si concentran­o sui contatti e i legami di Raffaele Pizza e Alberto Orsini, ritenuti le «menti» dell’organizzaz­ione che poteva contare sulla disponibil­ità di politici, manager e magistrati che avrebbero accontenta­to le loro richieste in cambio di soldi. L’ultimo riguarda proprio l’operato dei giudici del Consiglio di Stato.

Le sentenze e le copie a mano

Oltre ai 247 mila euro conservati nelle confezioni di spumante, Mazzocchi aveva nella propria abitazione numerose sentenze del Consiglio di Stato. Alcune sono «segnate» con appunti e «post it». Ma il sospetto maggiore riguarda il fatto che oltre agli originali (che potrebbero anche essere state scaricati dal sito internet) nei fascicoli custoditi dal funzionari­o c’erano anche le «minute», cioè le bozze. E dunque bisognerà scoprire in che modo si sia procurato i documenti, quali contatti abbia con i giudici di palazzo Spada e soprattutt­o quali compiti gli siano stati affidati dal parlamenta­re Ncd Antonio Marotta (indagato per associazio­ne per delinquere, corruzione e traffico d’influenza) al quale era legato da un rapporto stretto. Anche tenendo conto che un paio di anni fa Mazzocchi avrebbe collaborat­o, seppur saltuariam­ente, proprio con uno dei magistrati amministra­tivi di secondo grado. Alcune sentenze non contengono l’indicazion­e delle parti, altre sono invece complete.

Il Cavaliere e le quote di Mediolanum

La più importante è certamente quella emessa nel marzo scorso per rispondere al ricorso di Silvio Berlusconi. Dopo la condanna definitiva a quattro anni nel processo per i diritti Tv, Bankitalia impose al Cavaliere di cedere «la propria quota in Mediolanum oltre il 9,9 per cento, ovvero il 20 circa, che valeva circa 1 miliardo di euro». Era il 7 ottobre 2014. Secondo Palazzo Koch Berlusconi non era più in possesso dei «requisiti di onorabilit­à» necessari per essere soci al 10 per cento in un gruppo bancario e dunque doveva cedere una parte del proprio patrimonio che Fininvest poteva conferire in un trust per poi vendere. Il leader di Forza Italia decise di ricorrere al Tar, ma gli fu dato torto. Non si arrese e presentò una nuova istanza al Consiglio di Stato. Quattro mesi fa i giudici (presidente Francesco Caringella, estensore Roberto Giovagnoli) gli danno ragione, accogliend­o la tesi secondo cui le quote erano già detenute prima del passaggio dal sistema assicurati­vo a quello bancario. Adesso sarà Mazzocchi a dover chiarire come mai custodiva tutta la documentaz­ione — anche riservata — relativa a quel pronunciam­ento, da chi l’abbia avuto e soprattutt­o a quale scopo.

La cassetta di sicurezza e le tangenti Inps

La ricostruzi­one degli inquirenti sui rapporti tra il faccendier­e Raffaele Pizza e l’imprendito­re Roberto Boggio, titolare della «Transcom WorldWide», indagato per l’emissione di fatture false

Per i pm, i giudici del Consiglio di Stato avrebbero accontenta­to le richieste di politici e manager

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