Corriere della Sera

La caduta nel vuoto, morte sul Gran Sasso

Roberto Iannilli e Luca D’Andrea erano alpinisti esperti. L’allarme mercoledì, i corpi ritrovati ieri mattina

- Nicola Catenaro

I soccorrito­ri li hanno trovati ancora legati con la corda d’arrampicat­a, ieri mattina, intorno alle 10. I loro corpi senza vita erano a pochi metri dalla base del monte Camicia, a quota 1.250 metri, nella zona chiamata «zoccolo erboso». Tentavano di aprire una nuova via quando, all’improvviso, sono precipitat­i. Un volo di decine e decine di metri da un’altezza che comunque non lascia scampo.

Così sono morti Roberto Iannilli, 62 anni, di Cerveteri (Roma), celebre per aver aperto centinaia di vie sul Gran Sasso e noto per essere tra i Corno Grande principali esperti di arrampicat­a in Italia, e Luca D’Andrea, 51 anni, di Sulmona, l’amico di tante imprese, anche lui molto esperto e frequentat­ore della montagna fin da bambino.

L’allarme era scattato già mercoledì sera, quando la moglie di Roberto — che già nel 2010 era rimasto vittima di un incidente simile, sempre sul Gran Sasso, precipitan­do per una trentina di metri e procurando­si fratture ai polsi e ferite alla testa — aveva denunciato il mancato rientro del marito. Il Soccorso Alpino e il 118 hanno poi individuat­o e recuperato con l’elicottero i due alpinisti. Pizzo Intermesol­i 2.635 metri Monte Menthosa 6.443 metri L’incidente potrebbe essere accaduto già l’altro ieri mattina. I due stavano salendo insieme in cordata, come avevano fatto centinaia di altre volte. E la parete era la stessa su cui Iannilli aveva già aperto i suoi originali percorsi, da «Vacanze romane» a «Inferno con vista».

Roccia calcarea incastonat­a nella ghiaia e nel terriccio. Friabile e insidiosa. Bisogna usare tutta la prudenza di cui si è capaci. Roberto temeva la parete nord del Camicia pur restandone affascinat­o («alta, grande e su roccia pericolosa, ma scalarla è una cosa epica»,

Huascaran 6.768 metri diceva agli amici). Non è chiaro ancora a quale altezza i due fossero arrivati. È certo che indossavan­o gli scarponcin­i adatti ai pendii erbosi, segno che non erano ancora in vetta. L’ancoraggio di sosta e gli agganci che li sostenevan­o potrebbero aver ceduto all’improvviso. O potrebbero essere sempliceme­nte scivolati o caduti l’uno sull’altro. Di sicuro, ricorda chi li conosceva bene, non erano degli scalatori spericolat­i né avventati. Qualcosa però ha tradito la loro lunga esperienza. Huantsán

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