DUE TIPI DI FELICITÀ E TANTI NEMICI
Per ragioni che illustrano nelle pagine introduttive, i curatori del Dictionnaire Robespierre hanno scelto di concentrarsi sulle parole con meno di 500 occorrenze (si tenga conto che, per ciascuna, viene pubblicata la frase in cui è inserita). «Lo scopo della società», affermò Robespierre nel gennaio 1793, consiste «nella felicità degli individui e della società intera». Ed è in effetti «felicità» è tra le parole che risultano più presenti, con un totale di 491 occorrenze. Anche se, va aggiunto, il suo contenuto varia col procedere della Rivoluzione che vede progressivamente il sacrificio del primo dei due termini, la felicità dell’individuo appunto. Negli scritti e discorsi del capo giacobino la «libertà» è evocata continuamente, nelle sue diverse accezioni: «libertà individuale» (63), «pubblica» (153), «civile» (35) ecc. La «dittatura» (90) è citata da Robespierre soprattutto per smentire la «bizzarra imputazione» d’averne stabilito una. Ricorrenti i riferimenti ai «nemici del popolo» (96): i «più grandi nemici del popolo», secondo l’Incorruttibile, sono proprio coloro «che si servono di espressioni repubblicane» per meglio ingannare i cittadini. Molto usata «virtù», ben oltre le 500 occorrenze: 681 volte al singolare e 363 al plurale. Il riferimento al «terrore» (149) è presente per lo più in chiave negativa, ma con almeno una eccezione che lo collega alla «virtù»: «Se il principio animatore del governo popolare in pace è la virtù, durante la Rivoluzione è insieme la virtù e il terrore».