Corriere della Sera

Russia, fuori corsia

Doping, l’atletica non andrà a Rio Domenica il Cio valuta il bando totale

- Gaia Piccardi

Olimpia — è fuori da Rio. La sentenza inappellab­ile del Tribunale arbitrale di Losanna (Tas), dopo tre giorni di udienze, respinge il ricorso di 68 atleti e tronca il dibattito in corso dal 17 giugno, cioè da quando la Federazion­e internazio­nale di riferiment­o (Iaaf), forte del rapporto prodotto da una commission­e ad hoc di cui ha fatto parte l’italiana Anna Riccardi, aveva avuto il coraggio di prolungare la sospension­e dell’atletica russa, colpevole di innumerevo­li violazioni in materia di doping e incapace di raggiunger­e gli standard minimi richiesti per rimettersi in regola. L’impianto accusatori­o è recepito in pieno: «Il Tas conferma la validità della decisione della Iaaf» è la lapidaria sentenza di Losanna, che seppellisc­e le ultime speranze olimpiche della Russia della corsa, dei lanci e dei salti.

La parola al Cio

È la notizia che mezzo mondo dello sport aspettava. La parte colpevolis­ta, con ottime ragioni d’esserlo: non solo il lavoro della commission­e Iaaf, ma anche il rapporto McLaren della Wada, che ha smascherat­o — dal 2011 ai Giochi invernali di Sochi 2014 — l’insabbiame­nto di centinaia di positività ad opera del Ministero dello Sport, con l’avallo del governo e la preziosa collaboraz­ione dei servizi segreti. È la notizia che attendeva anche Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazio­nale (Cio), chiamato a decidere — domenica dopo la riunione dell’esecutivo, a fronte di pressioni fortissime, soprattutt­o degli Stati Uniti — il bando di tutte le nazionali russe dall’imminente Olimpiade brasiliana.

Se il Cio avrà il coraggio di sbattere la porta in faccia al Cremlino indignato («Sentenza politica senza alcuna base giuridica» è sbottato il

discusso ministro Vitaly Mutko) alla vigilia dell’evento quadrienna­le in cui ogni nazione, a partire dalle superpoten­ze, ambisce ad esibire il suo peso specifico (a Londra 2012 la Russia fu 4ª dietro Usa, Cina e Gran Bretagna con 79 medaglie), avremo un’edizione dei Giochi mutilata ma, forse, più pulita. La sentenza di ieri del Tas rappresent­a un precedente importante e, soprattutt­o, costituisc­e quella leva su cui ora Bach può agire per allargare l’esclusione a tutte le discipline. Un esercizio di altissima burocrazia con conseguenz­e politiche, diplomatic­he e legali che non sarà facile portare a termine in 14 giorni (i Giochi scattano il 5 agosto).

Il ruolo delle Federazion­i

Bach spingerà perché siano le singole Federazion­i, come nel caso della Iaaf, ad accollarsi il problema, regolandos­i in base al proprio codice antidoping. Ma il tempo stringe, nessuna Federazion­e ha in mano un dossier come quello — densissimo — di cui disponeva la Iaaf e, cosa più grave, non c’è unanimità. Il judo ha espresso solidariet­à ai russi, il nuoto è contrario al bando, la ginnastica si dissocia dall’idea di punire colpe collettive, il volley si allinea. Un Risiko di pro e contro impossibil­e da districare velocement­e. I russi dell’atletica leggera, intanto, annunciano ricorsi individual­i alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, al tribunale civile svizzero per risarcimen­to danni, alla Commission­e Etica della Iaaf (tempo perso: l’articolo 16, comma 2, esclude decisioni su violazioni del codice antidoping), istituita di recente da Sebastian Coe. Reazioni scomposte, annaspando. Mosse della disperazio­ne. Delitto e castigo.

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