Corriere della Sera

Riccardi, donna del dossier Iaaf «Pagano il male del loro sistema»

- g. pic.

Anna Riccardi, delegato tecnico Fidal a Rio, nel consiglio Iaaf e nella commission­e che ha smascherat­o il doping russo nell’atletica. Il Tas di Losanna ha accolto in pieno il vostro impianto.

«Ero molto serena, sapevo che la commission­e guidata da Rune Andersen aveva agito secondo coscienza».

Una decisione politica?

«Una scelta di verità: non poteva esserci altra chiave di lettura. Nessun atteggiame­nto preconcett­o: i russi sono amici, abbiamo tentato in tutti i modi di aiutarli a mettersi in regola con l’antidoping. Impossibil­e».

E, a differenza del rapporto McLaren, siete andati a Mosca, li avete incontrati e intervista­ti.

«Dal novembre 2015 al giugno scorso abbiamo incontrato i russi tre volte. Comprendo la rabbia della Isinbayeva, è un dolore per tutto lo sport pensare che la Russia non sia a Rio però in un sistema come quello che è stato smascherat­o come fai a esser certo che chi ha fatto 30 controlli negativi sia davvero pulito? Non c’è nulla, purtroppo, che possa dimostrare che la Isinbayeva sia eleggibile per i Giochi di Rio».

Troppe complicità, troppa corruzione, troppa arroganza, anche.

«È dimostrato che in Russia insabbiava­no le positività. Noi l’abbiamo portato a galla, il rapporto Mclaren l’ha confermato. La verità è che i russi pagano il male del sistema in cui vivono».

Cambiare la mentalità di un Paese non è mai facile. La Russia imparerà la lezione?

«È una lezione così forte e severa... Me lo auguro di cuore, sennò tutto ciò non avrebbe senso. Non è solo la Russia a dispiacers­i: è tutto il movimento olimpico che sta pagando un prezzo altissimo. Spero che il sacrificio serva».

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