Froome, crono spaziale ma anche Aru vola «Ho dato proprio tutto»
L’inglese sempre più giallo, Fabio il podio non è lontano
Felice il battesimo della neo presidente della Lega Pallavolo, Paola De Micheli (foto), sottosegretario all’Economia, che ha lanciato la nuova stagione di SuperLega e di A2: «Sono una grande tifosa di volley e il mio primo tratto sarà la passione. È un incarico di grande responsabilità, come è accaduto negli ultimi otto anni con la politica. Sono state fatte cose straordinarie dalla Lega per adeguare la vita del movimento alla società moderna, spesso anticipando i tempi, come ha saputo fare in termini di comunicazione. Malizioso (e brillante) il presidente della Federvolley, Carlo Magri, pronto a decollare
Ingredienti per una cronometro fenomenale: Chris Froome, una bici spaziale, tre sarte munite di forbici, ago e filo. Risultato: l’inglese ammette che «il grosso è fatto, l’unico ostacolo alla vittoria ora sono gli incidenti».
Tocchiamo ferro per lui che nella tarda serata della vigilia, mentre i rivali smaltivano a letto le tossine, si è issato per mezz’ora su un trespolo a forma di bici dove tre abili sartine francesi gli hanno letteralmente cucito addosso il body giallo. Le masse muscolari si modificano ogni giorno per via di disidratazione e sforzo, spiegano seri gli scienziati di Sky. Il body che va bene oggi non va bene domani perché le (eventuali) pieghette del tessuto peggiorano l’aerodinamica. Attillatissimo, Froome ha corso la crono col freno a mano tirato nella la prima parte — dando l’impressione a molti telecronisti di essere in crisi — per poi volare nel finale strappando la vittoria a un Tom Dumoulin ormai certo di avercela fatta.
L’inglese, forte della sua abilità in sella, ha fatto scelte estreme. Dopo aver chiesto una bici tradizionale, all’ultimo momento le ha preferito un telaio da crono rischiosissimo da usare in discesa. Unico nel gruppo, ha usato anche ieri una corona ovale prodotta da un piccolo artigiano francese, che elimina i tempi morti nella pedalata. Gli altri non la montano perché hanno paura di imballare le gambe e non vantano lo stesso potere contrattuale di Froome che se ne frega dei contratti milionari tra la sua Sky e i colossi della meccanica ciclistica. Tutto quello che per lui funziona lo chiede e lo ottiene.
Nello stesso albergo delle maglia gialla dormiva Fabio Aru, privo di sarte e, unico tra i 177 al via, senza nemmeno gli occhiali. L’assenza di guadagni marginali non gli ha impedito di disputare una crono superba, la migliore in carriera. Terzo Grinta Fabio Aru, 26 anni, durante la cronoscalata di ieri al Tour (Ap)
dietro Froome e Dumoulin, super in pianura, veloce in salita e preciso in discesa. «Ho dato tutto — ha mormorato dopo l’arrivo — e anche questa per me è un’esperienza nuova. Correre una crono ai vertici». Aru non fa previsioni sul futuro nemmeno sotto tortura ma per lui, passato dall’ottavo al settimo posto in classifica generale, si apre lo spiraglio di
una sfida al podio. Tra il sardo e il terzo posto ci sono 1’52” e quattro corridori. E Mollema, che è secondo con 2’16” di vantaggio sul sardo, ieri ha faticato moltissimo perdendo da Fabio un minuto, poco più di quanto ha ceduto un irriconoscibile Quintana, per ora quarto. Yates, terzo, è affaticato ma prova a tenere duro, Bardet (quinto) e soprattutto Porte (quarto) sono i più in forma del lotto.
Tra Aru e il podio ci sono 292 chilometri e otto gran premi della montagna, equamente suddivisi tra oggi e domani. L’odierna Albertville-Saint Gervais Mont Blanc è forse la tappa più insidiosa del Tour. In soli 146 chilometri, dopo due salite-aperitivo di prima e seconda categoria, si affrontano la Bisanne (12 chilometri al 8,2%) e i 10 chilometri con la stessa pendenza dell’ascesa finale. Al podio puntano almeno in sei, con Yates (connazionale) e Porte (amico fraterno) designati favoriti da Froome. Aru è il più lontano dall’obbiettivo dal punto di vista cronometrico. Se ha gambe, non ha davvero niente da perdere.