Padoan e Visco sulle banche: i risparmiatori non rischiano
Il ministro: barra dritta sulla politica di crescita, nella legge di bilancio la priorità resta lo stop agli aumenti Iva Visco (Bankitalia): nessun problema di sistema, 7-8 miliardi le sofferenze che potrebbero pesare sui mercati
«Le banche italiane sono solide». Il ministro dell’Economia Padoan alla riunione del G20 assicura non solo che il «risparmio sarà tutelato» ma anche che «per il momento non è necessario» fare ricorso alle misure di «bail in», quelle che fanno pagare anche ad azionisti e obbligazionisti l’eventuale fallimento degli istituti di credito. Il governatore della Banca d’Italia Visco: «Quello delle banche non è un problema di sistema». Caso Montepaschi, il nodo del rating e delle sofferenze.
Michel Sapin, ministro delle Finanze e dei Conti pubblici della Repubblica francese
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia
Jens Weidmann, presidente della Banca centrale della Repubblica Federale di Germania
Philip Hammond, cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito
Lou Jiwei, ministro delle Finanze della Repubblica Popolare Cinese
Taro Aso, primo ministro dello Stato del Giappone
Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze della Repubblica italiana
Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze della Repubblica Federale di Germania
Christine Lagarde, Direttore operativo del Fondo monetario internazionale (Fmi)
Jacob Lew, segretario al Tesoro degli Stati Uniti
Pierre Moscovici, commissario europeo per gli Affari economici e monetari
Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Bce)
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parla di «pochi casi circoscritti», ribadisce che «non c’è alcun rischio perché il sistema delle banche italiane è solido». E assicura non solo che il «risparmio sarà tutelato» ma anche che «per il momento non è necessario» fare ricorso alle misure di bail in, quelle che fanno pagare anche ad azionisti e obbligazionisti l’eventuale fallimento degli istituti di credito. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, usa quasi le stesse parole: «C’è da chiarire con molta forza che non c’è da affrontare la questione delle banche italiane come problema di sistema, piuttosto come un problema di alcune banche». E poi entra nel dettaglio
La retorica, cara ad alcuni governanti di Berlino, che vede le banche italiane — spaghetti e mandolino — rappresentare il tallone ferito dell’Europa del credito, dovrebbe per una volta confrontarsi con i dati che già emergono in trasparenza dagli stress test.
Almeno alla vigilia di una settimana cruciale, che si concluderà alle 22 di venerdì proprio con la pubblicazione dei risultati dei test a cui sono state sottoposte le prime 53 banche del Vecchio Continente, tra cui cinque italiane. Come hanno ricordato ieri il ministro Padoan e il governatore della Banca d’Italia Visco, partendo da Chengdu, dove si è conclusa la riunione del G20, «non esiste un rischio sistemico per le banche italiane», ma solo casi isolati che si stanno affrontando.
Il più evidente è quello del Monte dei Paschi di Siena, l’unico istituto tra i cinque italiani coinvolti dagli stress test dei numeri. Sulla questione delle sofferenze, i crediti difficili da recuperare in pancia agli istituti di credito italiani, si «parla di dati aggregati che sono francamente esagerati perché — spiega il governatore — nella maggior parte dei casi ci sono a fronte garanzie importanti». Secondo Visco, le «sofferenze sono una quindicina di miliardi di euro: sono le nette cioè quanto le banche hanno messo nei loro bilanci». E quanto potrebbero pesare sui mercati finanziari? «Nel peggiore dei casi circa la metà, 7-8 miliardi. Parliamo di qualcosa di sicuramente rilevante ma non di crisi del sistema bancario italiano».
Al G20 cinese di Chengdu, che si è chiuso ieri, si è discusso anche della situazione delle banche italiane. Al centro dei due giorni di incontri, però, c’è stata la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. E i suoi possibili effetti negativi sulla crescita dell’economia mondiale. Secondo Visco il «calo delle quotazioni dei titoli bancari» è legato proprio al risultato del referendum di Londra. «Gli investitori — spiega — vedono meno margini di profitti sulle banche Il G20: la «crescita globale c’è però resta più debole di quanto desiderabile» a causa della Brexit. Di riflesso, senza le prospettive di utili, i titoli cedono».
Anche per questo il documento finale del vertice delle 20 economie più forti, al quale hanno partecipato i ministri economici e i governatori della banche centrali, non solo prende atto che la «crescita globale c’è però resta più debole di quanto desiderabile». Ma sottolinea pure come il percorso che Londra dovrà seguire dopo il referendum di un mese fa debba essere chiaro e deciso con rapidità. Perché è soprattutto l’incertezza a pesare sull’economia.
Dal punto di vista italiano il ministro Padoan dice che «continueremo a tenere la barra dritta sulla politica di crescita». E che quando «fra pochi mesi vareremo la legge di bilancio, valuteremo il nuovo quadro macroeconomico alla luce di un rallentamento globale». Una cosa è certa. Come già detto varie volte dallo stesso Padoan e dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, la priorità sarà data alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia da 15 miliardi, cioè allo stop per l’aumento dell’Iva che altrimenti scatterebbe in modo automatico l’anno prossimo. Sarebbe una mazzata per i consumi che faticano a sostenere la ripresa. E un suicidio politico alla vigilia del referendum sulla riforma costituzionale.