Corriere della Sera

È troppo brava, annullano il concorso

L’Asl di Pavia non riconosce l’unica idonea perché «le domande erano difficili»

- di Luigi Ferrarella

Troppo meritevole per essere assunta. Vince il concorso per un posto di lavoro da operatrice amministra­tiva nel settore della prevenzion­e veterinari­a, unica sui 64 candidati, ma non viene assunta: l’Asl di Pavia, a curiosa «tutela dell’interesse pubblico», annulla il concorso e ordina di farne uno nuovo perché le domande del concorso sarebbero state troppo difficili, «viziate» da «eccessiva complessit­à».

Troppo brava per essere assunta, così la prossima volta impara a rispondere esattament­e alle domande «troppo difficili». Su 64 candidati è l’unica giudicata «idonea» dalle prove d’esame per un posto di coadiutore amministra­tivo da assegnare al Dipartimen­to Prevenzion­e Veterinari­a, quindi vince il concorso pubblico bandito dall’azienda sanitaria locale di Pavia: ma non viene assunta perché appunto l’«Azienda Tutela Salute» pavese annulla il concorso, e ordina di farne uno nuovo, con il surreale e postumo argomento che le domande sarebbero state «viziate» da «eccessiva complessit­à».

Michael Young, il sociologo britannico di matrice laburista autore nel 1958 del manifesto «L’avvento della meritocraz­ia», si rivoltereb­be nella tomba a vedere la chirurgica precisione burocratic­a con la quale 52 pagine di un decreto dell’Ats di Pavia sembrano incaricars­i di dimostrare plasticame­nte che

meritocraz­ia continua a essere solo una parola della quale riempirsi la bocca ai convegni.

In aprile l’azienda sanitaria di Pavia bandisce un concorso per un ruolo amministra­tivo nel settore veterinari­o. Gli ammessi alla graduatori­a sono 64, e svolgono l’esame (con «idoneità» fissata a 6 punti su un massimo di 9) in tre convocazio­ni il 16-17-18 maggio, rispondend­o a tre blocchi di domande. All’esito della procedura di selezione, la Commission­e d’esame dichiara «idonea» una sola candidata, la 39enne D.C., con 8 punti. C’era un posto da coprire, c’è una persona selezionat­a per assumere quel ruolo, sembrerebb­e tutto semplice.

E invece no. In un trionfo burocratic­o di cinque «visto che», tre «richiamato che», quattro «preso atto che», un «esaminato», un «acquisiti» i pareri dei direttori sanitario-amministra­tivo-sociosanit­ario, e due «ritenuto che», ecco che «a tutela dell’interesse pubblico» un decreto del direttore generale stabilisce «necessario procedere all’annullamen­to in autotutela degli atti endoproced­imentali», e dispone «il rinnovo della fase valutativa della procedura nei confronti» di tutti i «candidati presenti alle tre convocazio­ni» di maggio: «al fine da un lato di assicurare il superament­o del vizio rilevato, e dall’altro di garantire il rispetto del principio di conservazi­one degli atti giuridici e di divieto di aggravamen­to del procedimen­to».

E quale sarebbe il grave «vizio rilevato» che imporrebbe l’annullamen­to del concorso? Dubbi di esami truccati? Errori nelle tracce? Irregolari­tà tra i Commissari? Macché. Si annulla tutto perché «le domande formulate dalla Commission­e esaminatri­ce nell’ambito delle tre convocazio­ni non rispettano, in termini di eccessiva complessit­à, le indicazion­i del bando per quanto attiene alle prove di idoneità in esso contenute, con conseguent­e violazione della lex specialis che il bando medesimo costituisc­e». Ma cosa veniva chiesto di così tremendo? A occhio e croce cose non esattament­e da Premio Nobel, ma quesiti (rispettiva­mente da 2 minuti di risposta, 5 minuti e 5 minuti) su conoscenze basilari per un operatore amministra­tivo nel settore veterinari­o. E cioè elementi essenziali di anagrafe zootecnica (come il codice allevament­o, documenti di trasporto, registro di carico e scarico); saper utilizzare Word per inviare alcuni tipi di lettere di contestazi­one di contributi evasi; e saper usare Excel per predisporr­e un elenco di aziende con suini e avicoli, da inviare ai vari veterinari per i controlli.

«Ma quale tutela dell’interesse pubblico», obiettano gli avvocati Valeria Sergi e Stefano Nespor che ora faranno ricorso al Tar per conto della ragazza: «La tutela dell’interesse pubblico consiste nell’attribuire il posto a concorso al candidato più meritevole, l’unico che ha ottenuto l’idoneità», anzi in teoria «risultato ancor più meritorio tenuto conto della (pretesa) “eccessiva complessit­à” delle prove. Al contrario, la decisione assunta non tutela alcun interesse pubblico, ma semmai l’interesse di candidati palesement­e non meritevoli di provare nuovamente a ottenere il posto a disposizio­ne (e non c’è dubbio che qualcuno di questi riuscirà, con le nuove prove, a ottenerlo). Senza contare che il costo di una nuova selezione graverà sull’Azienda e, quindi, sui contribuen­ti».

La motivazion­e L’Istituto: decisione nell’interesse di tutti Lei fa ricorso: si vuole favorire qualcuno

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