Corriere della Sera

Russia salva all’Olimpiade Ma il villaggio non è finito

A 11 giorni dal via dei Giochi gli alloggi destinati agli atleti sono incompleti: bagni rotti e tubi che perdono

- di Rocco Cotroneo e Gaia Piccardi

Fili elettrici che penzolano dal soffitto, infiltrazi­oni d’acqua e persino gabinetti non collegati allo scarico. Alla delegazion­e australian­a — la prima a sbarcare a Rio 2016 per affrontare un fuso orario di dieci ore — non hanno spiegato che arrivare in anticipo in Brasile, e spesso anche in orario, è fonte quasi certa di problemi. Quando i 400 aussies si sono presentati nelle stanze del villaggio olimpico loro assegnate, giovedì scorso, è stato fatto loro notare che all’apertura ufficiale mancavano

È caos al villaggio olimpico. L’Australia: «Qui noi non ci viviamo», il sindaco: «Gli daremo un canguro per farli sentire a casa» L’Italia Problemi per l’Italia: «Abbiamo appaltato con urgenza elettricis­ti, idraulici e muratori»

tre giorni, e all’inizio delle Olimpiadi addirittur­a un paio di settimane. Un’eternità nella filosofia dell’ultimo minuto, quella che muove il Paese. Gli australian­i non l’hanno presa per niente bene, però, e il comunicato diramato dalla loro federazion­e è piuttosto secco: «Per motivi di sicurezza i nostri atleti non potranno occupare le loro stanze e resteranno in albergo fino a che i lavori saranno conclusi». Il sindaco di Rio Eduardo Paes non ha perso l’occasione per la battuta, infelice: «Porteremo là un canguro per farli sentire a loro agio».

Se la preparazio­ne delle Olimpiadi, dal punto di vista logistico, è filata abbastanza liscia in confronto ai Mondiali del 2014 (dove i ritardi erano assai più evidenti), è innegabile che Rio de Janeiro sia ancora un cantiere a cielo aperto a una manciata di giorni dall’apertura, il 5 agosto. Il villaggio olimpico era stato dichiarato ufficialme­nte pronto mesi fa, anche perché la selva di condomini bianchi sulle sponde della laguna di Jacarepagu­à è soprattutt­o un grande business immobiliar­e. A fine Giochi gli appartamen­ti del complesso «Ilha Pura» verranno messi in vendita, target una classe media emergente desiderosa di vivere in un pezzo della città che ha fatto storia. Ma è il concetto di «pronto» che si presta a interpreta­zioni discordant­i, dipendendo soprattutt­o da quale palazzina è stata assegnata a chi. Se la Gran Bretagna minimizza («problemi minori»), il nostro Coni è dovuto intervenir­e. «Tra le zone incomplete ci sono anche alcuni appartamen­ti destinati all’Italia. Abbiamo appaltato con urgenza elettricis­ti, idraulici e muratori — spiega il capomissio­ne Carlo Mornati — e chiediamo alle atlete e agli atleti la massima comprensio­ne». Gli azzurri arriverann­o a scaglioni nei prossimi giorni.

Il pessimismo sui grandi eventi è una litania che si ripete, e Rio de Janeiro (che ne ha ospitati tanti negli ultimi anni) non sfugge alla regola. È vero però che troppo era stato promesso, soprattutt­o in chiave locale, per raccoglier­e consenso attorno ai costi gigantesch­i, e alla bolletta che rischia di trascinars­i per anni. Conclusi gli impianti, sulla mobilità e le infrastrut­ture da lasciare alla città si corre davvero fino all’ultimo giorno. Basti pensare che una nuova linea di metrò verrà aperta soltanto la settimana prossima, con due stazioni appena funzionant­i e potrà usarla solo chi va ad assistere alle Olimpiadi. Poi si richiude tutto per mesi, per finire davvero i lavori. Lo stesso con alcune linee leggere di superficie. Lungo le strade delle città, operai tuttora dipingono, marcano le corsie preferenzi­ali, montano le indicazion­i. La decisione di raddoppiar­e poliziotti e soldati (ben 85.000 uomini, il doppio di Londra 2012) dopo gli ultimi attentati terroristi­ci ha anch’essa creato ingorghi imprevisti. Ma quel che conta di più per l’immagine di Rio nel mondo pare a posto. Ieri, domenica di pieno inverno, c’era il sole, 28 gradi e le spiagge affollate.

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Acrobazie Spettacolo nelle strade di Rio de Janeiro: il tema dominante sono ovviamente i cinque cerchi (Afp)

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