Corriere della Sera

Un rifugiato siriano ammazza col machete una donna incinta

Nuovo inciampo per le «porte aperte» di Angela Merkel

- Davide Casati dacasati@corriere.it

Un uomo ha ucciso ieri una donna a colpi di machete a Reutlingen, nel Sud della Germania, non lontano da Stoccarda. Nell’attacco il 21enne, un richiedent­e asilo siriano, ha ferito altre due persone. La polizia locale, che ha arrestato l’omicida, ha subito escluso collegamen­ti con il terrorismo, e parlato di movente passionale.

Secondo quanto raccontato da un testimone, Mohammad Alhelo, al quotidiano Stuttgarte­r Zeitung, il giovane e la vittima lavoravano nello stesso ristorante kebab, poco lontano dalla stazione dei treni della città. Il killer — descritto come un uomo «gentile», ma che era già noto alla polizia per altri comportame­nti violenti — si sarebbe innamorato della giovane, di origini polacche, che secondo il quotidiano Bild sarebbe stata incinta. Nel pomeriggio di ieri tra i due è scoppiata una lite nella zona della stazione degli autobus, in Listplatz, a poche decine di metri dal ristorante. L’uomo l’ha poi aggredita con un machete: decisivo, per fermarlo, è stato l’intervento del figlio di uno dei proprietar­i del ristorante che, osservata la scena, ha colpito con la sua auto quella dell’omicida in fuga.

L’attentato ha scosso una Germania che in una settimana è stata teatro di tre attacchi violenti contro la popolazion­e civile: quattro giorni fa la strage di Monaco, il 18 luglio l’assalto a colpi d’ascia di un 17enne afghano — poi ucciso dalla polizia — su un treno a Würzburg, che ha causato 4 feriti. Tre attacchi, tre matrici diverse: ma che, insieme, danno corpo ai timori sempre più diffusi e riaccendon­o le polemiche intorno alla decisione della cancellier­a Angela Merkel, undici mesi fa, di inaugurare una politica di «porte aperte» nei confronti dei richiedent­i asilo, specie siriani.

Non è un caso che tra le primissime reazioni all’attacco di ieri, insieme a quelle del leader della Lega Matteo Salvini e del vicepresid­ente del Senato Roberto Calderoli, sia arrivata quella di Christian Lüth, portavoce del partito xenofobo Alternativ­e fur Deutschlan­d: pronto a recuperare l’errore commesso di fronte alla strage di Monaco, precipitos­amente etichettat­a come frutto del terrorismo di matrice islamica.

La cancellier­a si trova ora di fronte a due problemi: la ricerca di strade percorribi­li per rallentare il flusso di profughi e migranti — all’origine di un’intesa, quella con la Turchia, messa in questi giorni in discussion­e di fronte alla violenta repression­e degli oppositori da parte del presidente Recep Tayyp Erdogan — e la necessità di frenare l’avanzata delle destre. L’AfD di Frauke Petry, alle Regionali del marzo scorso, aveva conquistat­o proprio nel Baden Württenber­g — la regione dell’attacco di ieri — un risultato storico, il 15 per cento. Sommato al 12,5 in Renania-Palatinato e al clamoroso 24% in Sassonia, si era trattato del risultato più alto mai raggiunto da un partito di destra nella Germania del Secondo dopoguerra.

Ma un altro fronte, per Merkel, si sta aprendo all’interno della Cdu. Non è un caso che il commento alla strage di Monaco di Horst Seehofer, presidente della Baviera e compagno di partito della cancellier­a, mettesse l’accento sulla necessità di «aumentare la sicurezza»: e che a quel pilastro Merkel avesse aggiunto, nelle sue parole dopo l’attacco, l’elogio della «società aperta» incarnata dai cittadini di Monaco, che avevano aperto le loro case a chi fuggiva dalla sparatoria. Sui siti web dei quotidiani tedeschi, accanto alle notizie in arrivo da Monaco e da Reutlingen, compariva ieri la campagna di comunicazi­one del governo federale. Protagonis­ti, un datore di lavoro tedesco, un operaio di origini straniere e la frase di Merkel: «La Germania può farcela, l’integrazio­ne aiuta tutti». Un messaggio, mai come in questi giorni, sotto attacco.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy