Come è difficile rientrare in Europa
Uscire dall’Europa, per gli inglesi, è stato facile. Più difficile entrarci, evidentemente. Imbarco a Dover (Inghilterra), destinazione Calais e Dunkerque (Francia): 250.000 guidatori in coda, attese fino a 15 ore, caldo insolito (30°C), malori, soccorsi, rabbia, sospetti. Secondo le autorità francesi, s’è reso necessario aumentare i controlli antiterrorismo (che vengono svolti in territorio britannico). Secondo alcuni media inglesi si tratta invece di «una vendetta per Brexit» (Daily Mail). «Solo una guardia di frontiera!», accusa The Sun. Qualcuno ci crede, ovviamente. Sembra di tornare indietro di un mese, ai giorni del referendum: chi avrebbe voluto restare nell’Unione Europea (Remain) contro chi ha deciso di lasciarla (Leave). Avete visto?, dicono i primi ai secondi. Vi sta bene. Twitter, in particolare, è un florilegio di accuse, prese in giro, recriminazioni. Il proverbiale stoicismo britannico, stavolta, non è servito. «Chi ha votato #Brexit ed è in coda a #Dover chissà come si diverte con tutti quei controlli (@Teainteam)». «Chi ha votato #Brexit ed è bloccato coi bambini nell’auto per 15 ore oggi voterebbe diversamente?» (@robshrl). «30 secondi nella cabina elettorale per lasciare la UE. 36 ore chiusi in auto per rientrarci» (@QuintinForbes). Un brutto inizio di vacanze, per molte famiglie britanniche. Un incidente sgradevole, per il nuovo governo di Theresa May, nata sulla costa a poca distanza (Eastbourne, East Sussex). Ma, soprattutto, un pessimo segnale per l’Europa. Se i francesi l’avessero fatto apposta per indispettire gli inglesi, infatti, la Ue sarebbe
Storia, logica e buon senso
Lo chiede la storia, lo impone la logica, lo suggerisce il buon senso: la casa comune si protegge insieme