Corriere della Sera

Esami europei, Intesa tra i primi Promossi Ubi, Banco e Unicredit

Il pressing sull’istituto lombardo per un intervento su Montepasch­i

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dell’Eba a palesare un deficit struttural­e in condizioni di particolar­e turbolenza dei mercati. Non è questa la sede per evidenziar­e gli aspetti dubbi dei test, contro cui si sono già schierati in molti, tra cui il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli e i tanti che hanno evidenziat­o come non si siano minimament­e considerat­i, ad esempio, gli effetti della Brexit.

È invece opportuno evidenziar­e come Unicredit, Ubi e Banco Popolare si avviino ad essere poste nettamente al di sopra dei livelli minimi immaginati necessari per superare anche gli scenari più avversi dipinti dall’Eba. Se nell’edizione dei test del 2014 venne fissato un livello minimo di solidità patrimonia­le (Cet1 al 5,5%) necessario per superare indenni anche le più gravi turbolenze del mercato, oggi si è preferito non indicare alcun valore, visti gli effetti prodotti sui mercati. Ma Unicredit, Ubi e Banco sono ben al di sopra dei requisiti minimi e addirittur­a Intesa Sanpaolo ha quasi raddoppiat­o i valori minimi richiesti due anni fa, ponendosi — come notava ieri anche Il Sole24Ore — tra i primissimi gruppi europei. Un risultato eccellente per la banca guidata da Carlo Messina, ma un risultato positivo per quattro delle cinque prime banche italiane. Sulla quinta, in molti stanno ragionando: da Banca d’Italia al fondo Atlante, che oggi vedrà la sua richiesta di capitale affrontata dall’Adepp, l’Associazio­ne degli enti previdenzi­ali privati, che si riunisce per dare il via libera preventivo a un intervento che punta a patrimonia­lizzare con ulteriori 500 milioni il fondo di Quaestio sgr. E poi c’è Ubi, su cui — come ha anticipato ieri il Corriere — molti sono in pressing.

In un contesto di notevoli tensioni i risultati delle big italiane del credito andrebbero dunque confrontat­i con quelli delle banche tedesche. Il colosso Deutsche Bank ha chiuso il 2015 con una perdita di 6,7 miliardi di euro e oltre cinque miliardi di accantonam­enti per contenzios­i. C’è poi un’ampia esposizion­e in derivati e titoli illiquidi che ha portato il Fondo monetario internazio­nale a individuar­e in Deutsche la banca che più di tutte contribuis­ce ai rischi sistemici. Per non dire poi dell’opaca condizione di molte casse regionali e provincial­i — talune a capitale pubblico — la cui condizione dovrebbe quantomeno consigliar­e prudenza.

@Righist

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