Corriere della Sera

La strana alleanza: laici e filo-Erdogan sfilano a Istanbul per dire no al golpe

- Di Andrea Nicastro

La manifestaz­ione di ieri dell’opposizion­e politica al presidente Recep Tayyip Erdogan è stata un successo. Per chi l’ha voluta e per lo stesso capo di Stato. La simbolica piazza di Istanbul si è riempita e il clima è stato festoso, senza incidenti o provocazio­ni. I municipi governati dal principale partito d’opposizion­e hanno riempito centinaia di autobus in ogni angolo del Paese. Da noi, in sostanza, le avremmo chiamate «truppe cammellate». Più che una spontanea manifestaz­ione di massa si è trattato quindi di un messaggio politico. Riuscito e significat­ivo.

Il motto del raduno indetto dal Chp, i repubblica­ni custodi dell’eredità laica del padre della patria Kemal Atatürk, era «Darbelere hayir», no al colpo di Stato. Come nella notte del tentato golpe, il Chp ha abbandonat­o la sua tradiziona­le linea di appoggio alle Forze armate per difendere il sistema parlamenta­re dall’interferen­za delle divise. In segno di gratitudin­e, il governo ha concesso piazza Taksim nonostante lo Stato di emergenza, ha prolungato la gratuità di autobus e traghetti cittadini per favorire l’afflusso dei manifestan­ti, ha garantito il servizio d’ordine e ha persino invitato i suoi sostenitor­i a partecipar­e. Il risultato è stato che, per la prima volta, in un raduno del partito più ferocement­e laico della Turchia erano presenti donne velate accanto a mini top con l’ombelico a vista. Il colpo di Stato tentato dalla elitaria organizzaz­ione islamista del predicator­e Fethullah Gülen ha finito per unire religiosi e laici nella difesa della patria. Per anni alleato del presidente, l’Imam «calvinista» è arrivato allo scontro con il leader e solo i suoi seguaci adesso recriminan­o contro arresti e defenestra­zioni. Il presidente Erdogan è diventato lo scudo del nazionalis­mo, secolare o islamico che sia, baluardo contro l’infiltrazi­one gülenista paragonata alla massoneria della nostra Loggia P2. Fino a quando la purga non andrà a colpire altri settori della società, altri gruppi di interesse e di potere, pochi contestera­nno il giro di vite a cui Erdogan sta sottoponen­do gli islamisti di Gülen.

Esclusa dall’intesa tra seguaci del presidente e laici repubblica­ni appare la sinistra filoeurope­a che aveva guidato le proteste di Gezi Park e che, infatti, resta isolata voce critica su epurazioni e violazioni dei diritti umani. Almeno in questa fase, il presidente appare avere saldamente in mano il consenso della classe medio-bassa, secolare o religiosa, unita dal bisogno di stabilità e crescita economica. Erdogan promette colossali investimen­ti pubblici, un nuovo tunnel sotto il Bosforo e decine di dighe per l’energia idroelettr­ica. Lo può fare perché il debito pubblico è appena al 30% del Pil. Finché ci sarà lavoro per tutti, il conflitto per il velo o i capelli al vento potrà passare in secondo piano.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy