Il Cio grazia la Russia Evitato il bando totale: paga solo l’atletica
Ora tocca alle Federazioni: a casa chi ha storie di doping
Alla fine il conto lo paga, caro e per tutti, l’atletica leggera della Grande Madre. Isinbayeva & Co. restano a casa, i campioni puliti delle altre discipline possono andare a Rio.
Il Comitato olimpico internazionale, con i 15 membri dell’esecutivo riuniti in teleconferenza in una domenica di luglio e accaldati dal fiato sul collo di un’Olimpiade imminente, lascia il lavoro a metà: «A qualcuno questa decisione non piacerà — spiega il presidente Thomas Bach — ma è stata presa dopo un lungo dibattito: non ci siamo regolati in base a ciò che ci si aspettava ma in base al desiderio di fare giustizia a favore degli atleti puliti, perché nessuno deve soffrire o essere sanzionato per un sistema di cui non faceva parte». Evitato il bando del Comitato olimpico russo, che a Losanna era presente con il presidente Alexander Zhukov (mai citato dal dirompente rapporto McLaren della Wada), la scelta radicale che avrebbe sbattuto la porta di Rio in faccia alla Russia e avrebbe costituito un precedente clamoroso. Il Cio, che con Mosca intrattiene ottimi rapporti diplomatici, politici e commerciali, imbocca la strada del compromesso, ben sapendo come andrà a finire. «Decisione oggettiva ed equilibrata, nell’interesse dell’unità della famiglia olimpica» è il commento riconoscente di Vitaly Mutko, il ministro dello Sport che il rapporto McLaren definisce deus ex machina degli insabbiamenti di positività russe dal 2011 al 2015 (Giochi di Sochi inclusi), cui non verrà concesso l’accredito per Rio: «L’80% della squadra sarà in Brasile», annuncia.
Ha ragione. La responsabilità di decidere quale russo di quale disciplina è eleggibile per l’Olimpiade, infatti, adesso ricade sulle singole Federazioni, sulla scia della Iaaf (Federatletica internazionale) che impose il bando all’atletica leggera. Requisito necessario: non avere storie di doping, nemmeno con squalifiche già scontate. La Federtennis è stata la prima a sbilanciarsi: «I nostri test vengono fatti a tutti i tornei del mondo: gli otto russi iscritti a Rio (5 donne e 3 uomini, ndr) saranno all’Olimpiade» è il comunicato dell’Itf. Favorevoli alla presenza russa ai Giochi anche nuoto (bye bye Yulia Efimova per cause di meldonio maggiore, come Maria Sharapova), ginnastica (salva la fuoriclasse Aliya Mustafina), ciclismo (ciao Ilnur Zakarin e Olga Zabelinskaya, i capitani), pugilato, pallavolo (la Russia è oro in carica), scherma (il presidente Usmanov è sodale di Putin e amico di Bach), lotta (11 medaglie a Londra) e judo (presidente onorario Vladimir Putin). E pazienza per l’assenza dei tre positivi russi del tiro: gli atleti sacrificati all’antidoping sulla strada di questa complicatissima qualificazione olimpica sono poca cosa rispetto allo scenario di un’esclusione totale, con gogna mediatica interplanetaria. Imponendo la regola della pulizia al di sopra di ogni sospetto, il Cio deve rinunciare a Yuliya Stepanova, l’ex dopata che si è prestata a fare da talpa per la Wada. «Sbagliatissimo! Così nessuno sarà più disposto a parlare...» è il grido d’Oltreoceano di Travis Tygart, numero uno di quell’agenzia antidoping americana che sventolando il rapporto McLaren chiedeva la cacciata totale della Russia da Olimpia e che invece resta con un pugno di mosche in mano. «Il Cio, così, si rifiuta di assumere un ruolo di leadership per l’integrità dei Giochi».
Con l’esclusione dei 67 dell’atletica leggera (la lunghista Darya Klishina, che dal 2013 si allena in Florida sottoponendosi ai test dell’antidoping Usa, è l’unica scampata al bando), dunque, la maggioranza dei 387 atleti selezionati dal Comitato olimpico russo gareggerà a Rio. Non ci saranno ricorsi istituzionali (e ci mancherebbe), assicura Zhukov, contro le mancate partecipazioni (ci si potrà sempre appellare al Tas a titolo individuale). Lo scenario del primo bando Cio per doping — dopo quello dell’Afghanistan dei talebani a Sydney 2000 e del Sudafrica dell’apartheid dal ‘64 all’88 — è scongiurato. L’articolo 44 della Carta Olimpica lascia l’ultima parola sull’eleggibilità di un atleta al Cio, che con ieri sembra aver esaurito la sua forza propulsiva nel voler fare pulizia. E l’Olimpiade meno-dimezzata-di-quel-chesi-temeva, forse, può finalmente cominciare. In albergo Il palazzo abbandonato dagli australiani (Reuters) Sicurezza Il governo ha schierato 85 mila uomini (Reuters) Inquilini Gli hockeisti brasiliani sono già al villaggio (G.Images)