«I profughi sono vittime però vanno controllati»
Il capogruppo Ppe Weber: «Serve una risposta europea Un esempio? Un corpo di cyber-polizia per tutta l’Unione»
Manfred Weber, capogruppo Ppe: «I rifugiati sono vittime ma vanno ben controllati».
Ingegnere di formazione, è stato il più giovane deputato del parlamento di Land della Baviera, il più giovane leader che il Partito popolare abbia mai eletto nel Parlamento europeo ed è il più giovane capogruppo in tutta l’assemblea di Strasburgo. Manfred Weber, cristiano-sociale di 44 anni, vicino alla cancelliera Angela Merkel, incarna la quintessenza della leadership tedesca in Europa in questo momento: sotto il massimo della pressione, calma, parole quasi sussurrate e barra perfettamente dritta.
C’è una risposta comune che l’Europa può dare dopo gli attentati in Belgio, in Francia e poi in Germania?
«Prima di tutto è estremamente importante separare i diversi retroterra dei migranti. L’attacco di Monaco di Baviera è stato perpetrato da una persona che non aveva un background islamico. Per quelli di Nizza e di Ansbach, sì. Sono casi diversi, ed è importante che ci sia chiarezza prima di qualunque reazione europea alla minaccia islamica».
Non servirebbero in primo luogo risposte più efficaci nei Paesi minacciati?
«Dopo ognuno di questi eventi si parla sempre di responsabilità nazionali, in realtà quei fatti coinvolgono sempre l’Europa. La guerra di Daesh (l’Isis, ndr) non è contro questa o quella nazione, è contro il modo di vivere di noi europei e contro i principi delle nostre società. È contro l’Europa. Dobbiamo capirlo» Dunque che tipo di reazione europea propone?
«In primo luogo, teniamo presente che molti di questi estremisti e jihadisti si radicalizzano attraverso i siti Internet e ciò solleva domande molto serie sull’equilibrio da trovare fra privacy e protezione dei dati, da un lato, e sicurezza dall’altro. Se sappiamo che molti giovani
diventano estremisti guardando video di Daesh sulla Rete, dobbiamo poter cancellare quei materiali». Chi decide cosa va censurato e cosa no?
«Va chiarito per legge. Così come i giornali oggi non possono pubblicare immagini di pornografia infantile, regole simili si possono applicare sulla propaganda di Daesh. Noi del Partito popolare pensiamo che si debbano combinare le forze e creare un corpo di cyber-polizia dell’Unione europea da far crescere in un equivalente del Federal Bureau of Investigation americano».
Dopo ogni attentato si sentono sempre promesse di creare più cooperazione fra le polizie e forze europee coordinate. Poi non succede mai.
«È vero, c’è stata una carenza di cooperazione. Subito dopo ogni attacco terroristico i ministri dell’Interno annunciano una cooperazione più stretta, ma dopo due mesi tutto si ferma perché non c’è interesse. Non è la volontà politica che manca. È sul piano operativo delle strutture che va messa in pratica la cooperazione ed è qui che ci sono le resistenze. Alcune cose sono state fatte, ad esempio abbiamo banche dati comuni sulle fedine penali in
Europa. Ma possiamo creare altre banche dati. I servizi di intelligence e di polizia devono collaborare più strettamente».
Gli attacchi in Germania metteranno in discussione le politiche sui migranti e l’accoglienza ai rifugiati?
«Molti adesso temono che si mettano in relazione i rifugiati con il terrorismo. Come leader del gruppo dei Popolari al parlamento europeo chiedo a tutti una riflessione seria. La stragrande maggioranza dei rifugiati che sono venuti da noi, soprattutto quelli dei Paesi arabi, sono vittime del terrorismo. Lo stanno fuggendo. Questo non esclude che i governi debbano far sì che tutti i rifugiati siano controllati con cura». Gli attacchi rafforzeranno i consensi dei partiti di destra
nazionalista come il Front National in Francia e Alternative für Deutschland in Germania?
«I populisti e gli estremisti approfittano sempre dell’incertezza. La nostra risposta è semplice: sentiamo la responsabilità delle nostre scelte. Non dobbiamo copiare l’approccio populista, anche perché gli elettori preferirebbero comunque la versione originale. Dobbiamo dare risposte adeguate. I populisti possono descrivere un problema, sanno come infondere paura nelle persone, ma non hanno risposte. La cooperazione fra Paesi è la risposta giusta, ed è il nostro approccio. Non è il più facile, ma è quello corretto».
Angela Merkel finirà sotto pressione in Germania per aver aperto ai rifugiati?
«Una leadership è sempre sotto pressione, perché guida un Paese e prende decisioni il cui impatto è enorme. Ma serve un approccio equilibrato. Papa Francesco ha detto che dobbiamo essere pronti a difendere i nostri valori. Dobbiamo aiutare chi ha bisogno di essere accolto e difendere la nostra sicurezza allo stesso tempo, controllando ogni rifugiato. Non è facile, non è populistico, ma è serio».