Corriere della Sera

I quindici feriti «Abbiamo avuto fortuna nella sfortuna»

- Marco Angelucci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il primo kamikaze che si è fatto esplodere sul suolo tedesco non ha ucciso nessuno. Ma è stato un caso. Quindici persone che si trovavano intorno a lui sono rimaste ferite, ma «nessuno è in pericolo di vita», spiega Rainer Seeger portavoce della clinica di Ansbach in cui è ricoverata la maggior parte dei feriti. Se la strage non c’è stata è merito anche del servizio di sicurezza che era stato rafforzato proprio dopo i fatti di Monaco. «Per fortuna ai nostri collaborat­ori non è successo nulla, ma sono tutti sotto choc», racconta Ute Schlicker, assessora alla Cultura della città tedesca che era tra gli organizzat­ori del festival rock. L’uomo non è stato fatto entrare perché non aveva il biglietto, si è allontanat­o e si è fatto esplodere. Pascal Böhm, 25 anni, era stato ingaggiato dalla Protect per presidiare l’ingresso. È stato lui a fermare Deleel e a intimargli di allontanar­si. «Gli ho detto di andare via perché non aveva il biglietto. Aveva l’aria sconvolta, ho pensato stesse male. Poi mi sono girato e ho sentito l’esplosione», ha raccontato alla Bild. Dei quindici feriti quattro sono già stati dimessi, una decina si trova nelle tre cliniche della regione di Ansbach, ma nessuno di loro è in pericolo di vita. Tutti erano seduti alla Eugen’s Weinstube, l’enoteca che si trova proprio di fronte alla piazza dove si teneva il concerto rock. Da lì era possibile intraveder­e il palco e sentire la musica e la terrazza del locale era pieno. Per fortuna l’ordigno artigianal­e non ha funzionato bene ed ha ucciso solamente l’attentator­e. «Abbiamo deciso di non diffondere informazio­ni sull’identità dei feriti che si trovano

ancora sotto choc e hanno bisogno di tranquilli­tà», aggiunge Seeger. «Abbiamo mobilitato tutte le forze possibili nei nostri ospedali, ma per fortuna non abbiamo dovuto occuparci di feriti particolar­mente gravi», racconta Franz-Xaver Huber, primario di chirurgia all’ospedale di Ansbach. Come accaduto a Monaco, tutti i medici sono stati richiamati in servizio per assistere i feriti. «Ringraziam­o tutti per il grande sforzo e l’impegno profuso in queste ore così difficili», aggiunge Claudia Conrad, direttrice della clinica di Ansbach. Tra i feriti c’è anche uno degli abitanti del palazzo. Quando la bomba è scoppiata Thomas Leidenberg­er si trovava alla finestra. Non ha visto l’attentator­e arrivare, ma ha sentito il botto e d’istinto si è accucciato. «Abbiamo avuto fortuna nella sfortuna, avrebbe potuto essere una strage» scrive su Facebook. Lui è stato tra i più fortunati. Una scheggia di metallo provenient­e dalla bomba rudimental­e l’ha colpito al volto ferendolo in maniera non grave. L’ospedale lo ha dimesso subito ed è potuto tornare a casa. Proprio di fronte al luogo dell’attentato. Ieri sera era di nuovo alla finestra che osservata la manifestaz­ione organizzat­a da estremisti di destra poco lontano dal luogo dell’attentato. Ansbach, città capoluogo della Franconia, è sotto choc. In tantissimi ieri sono andati sul luogo dell’attentato per vedere con i propri occhi ciò che avevano visto in television­e. Chi aveva un parente o un amico ricoverato è andato a trovarlo in clinica. Tra i feriti ci sarebbe anche uno dei camerieri del locale che si trovava in servizio. Quella che sarebbe dovuta essere una tranquilla serata estiva si è rivelata un incubo. La città ora ha paura, o meglio è tutta la Germania ad avere paura. Il fatto che il kamikaze abbia scelto una città di soli quarantami­la abitanti significa che nessuno è al sicuro.

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Soccorsi Un’ambulanza domenica sera ad Ansbach (Epa)

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