I quindici feriti «Abbiamo avuto fortuna nella sfortuna»
Il primo kamikaze che si è fatto esplodere sul suolo tedesco non ha ucciso nessuno. Ma è stato un caso. Quindici persone che si trovavano intorno a lui sono rimaste ferite, ma «nessuno è in pericolo di vita», spiega Rainer Seeger portavoce della clinica di Ansbach in cui è ricoverata la maggior parte dei feriti. Se la strage non c’è stata è merito anche del servizio di sicurezza che era stato rafforzato proprio dopo i fatti di Monaco. «Per fortuna ai nostri collaboratori non è successo nulla, ma sono tutti sotto choc», racconta Ute Schlicker, assessora alla Cultura della città tedesca che era tra gli organizzatori del festival rock. L’uomo non è stato fatto entrare perché non aveva il biglietto, si è allontanato e si è fatto esplodere. Pascal Böhm, 25 anni, era stato ingaggiato dalla Protect per presidiare l’ingresso. È stato lui a fermare Deleel e a intimargli di allontanarsi. «Gli ho detto di andare via perché non aveva il biglietto. Aveva l’aria sconvolta, ho pensato stesse male. Poi mi sono girato e ho sentito l’esplosione», ha raccontato alla Bild. Dei quindici feriti quattro sono già stati dimessi, una decina si trova nelle tre cliniche della regione di Ansbach, ma nessuno di loro è in pericolo di vita. Tutti erano seduti alla Eugen’s Weinstube, l’enoteca che si trova proprio di fronte alla piazza dove si teneva il concerto rock. Da lì era possibile intravedere il palco e sentire la musica e la terrazza del locale era pieno. Per fortuna l’ordigno artigianale non ha funzionato bene ed ha ucciso solamente l’attentatore. «Abbiamo deciso di non diffondere informazioni sull’identità dei feriti che si trovano
ancora sotto choc e hanno bisogno di tranquillità», aggiunge Seeger. «Abbiamo mobilitato tutte le forze possibili nei nostri ospedali, ma per fortuna non abbiamo dovuto occuparci di feriti particolarmente gravi», racconta Franz-Xaver Huber, primario di chirurgia all’ospedale di Ansbach. Come accaduto a Monaco, tutti i medici sono stati richiamati in servizio per assistere i feriti. «Ringraziamo tutti per il grande sforzo e l’impegno profuso in queste ore così difficili», aggiunge Claudia Conrad, direttrice della clinica di Ansbach. Tra i feriti c’è anche uno degli abitanti del palazzo. Quando la bomba è scoppiata Thomas Leidenberger si trovava alla finestra. Non ha visto l’attentatore arrivare, ma ha sentito il botto e d’istinto si è accucciato. «Abbiamo avuto fortuna nella sfortuna, avrebbe potuto essere una strage» scrive su Facebook. Lui è stato tra i più fortunati. Una scheggia di metallo proveniente dalla bomba rudimentale l’ha colpito al volto ferendolo in maniera non grave. L’ospedale lo ha dimesso subito ed è potuto tornare a casa. Proprio di fronte al luogo dell’attentato. Ieri sera era di nuovo alla finestra che osservata la manifestazione organizzata da estremisti di destra poco lontano dal luogo dell’attentato. Ansbach, città capoluogo della Franconia, è sotto choc. In tantissimi ieri sono andati sul luogo dell’attentato per vedere con i propri occhi ciò che avevano visto in televisione. Chi aveva un parente o un amico ricoverato è andato a trovarlo in clinica. Tra i feriti ci sarebbe anche uno dei camerieri del locale che si trovava in servizio. Quella che sarebbe dovuta essere una tranquilla serata estiva si è rivelata un incubo. La città ora ha paura, o meglio è tutta la Germania ad avere paura. Il fatto che il kamikaze abbia scelto una città di soli quarantamila abitanti significa che nessuno è al sicuro.