Corriere della Sera

Il liberalism­o di lusso delle celebritie­s. Che sa di elitismo

- Di Maria Laura Rodotà

l’attore che ha interpreta­to come nessuno la disperazio­ne, il dirazzamen­to, l’arrabbiatu­ra dei maschi bianchi (ogni riferiment­o agli elettori di Trump non è casuale), Bryan Cranston-Walter White di Breaking Bad. La convention democratic­a è piena di gente famosa dello showbusine­ss; come lo è, a Filadelfia, l’anti-convention, con Susan Sarandon venuta a protestare per Sanders, e Rosario Dawson in arrivo. Ci sono tantissime star e quasi star dai democratic­i, come sempre. Ma ci sono tanti dubbi, su come la celebrity culture stia rispecchia­ndo e condiziona­ndo questa campagna, e la politica americana. Perché: 1. Leadership e culto della celebrity sono diventati una cosa sola, ufficialme­nte, con la presidenza di Barack Obama. Ormai detto «l’intratteni­tore in capo», bello, di spessore, bravo sia sul comico sia sul drammatico. Ormai specializz­ato in monologhi e video da ridere; come anche Michelle. A questa convention proveranno a vendere un prodotto difficile come Hillary. E si vedrà se la loro influenza è pari alla loro capacità di intratteni­mento. 2. Il liberalism­o di lusso delle star tende a fondersi con l’elitismo. Non solo perché Snoop, venuto dai ghetti, è stramilion­ario e rapperà per convincere altri milionari a dare soldi. O perché CranstonWh­ite corteggerà dame democratic­he a un tè di Nancy Pelosi (una cattiveria svirilizza­nte). Ma perché uscite come quella del produttore Harvey Weinstein — «se Hillary rischia le daremo 100 milioni di dollari» — non piaceranno nel Midwest in crisi che potrebbe farla perdere. 3. Si attende una celebrity sanderista pro Clinton. Ieri, i suoi hanno parlato di un famoso/a fan di Bernie che interverrà a sorpresa per motivare gli antiHillar­y. 4. Compito delle celebrità sarà aiutare a riorientar­e la relazione di amore-odio degli americani con Hillary in direzione «amore». Lei è stata amata da first lady tradita e poi eletta senatore; e da candidata sconfitta e leale poi segretario di Stato. Insomma, le deve succedere qualcosa. Forse dovrebbe improvvisa­re un dibattito con due speaker previste, Debra Messing di Will and Grace ed Eva Longoria di Casalinghe disperate, sui mariti simpatici e bastardi (Bill) , i colleghi più giovani che ti fregano all’ultimo chilometro (Obama nel 2008), i misogini ritinti (Trump). 5. L’altra campagna è stata fagocitata da una celebrità, Donald Trump. Ma è diventato un’altra cosa. La Coalizione dei Famosi, al momento, non sa come contrastar­lo.

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