Corriere della Sera

Rai, ecco la lista degli stipendi online I vertici: la trasparenz­a ci aiuterà

Il cda suggerisce a Campo Dall’Orto una autoregola­mentazione della «politica retributiv­a»

- Dino Martirano

Giusto allo scadere del tempo previsto dalla riforma della Rai targata Renzi, viale Mazzini pubblica online la lista dei «compensi dei dirigenti oltre i 200 mila euro e quelli delle consulenze e collaboraz­ioni non artistiche oltre gli 80 mila euro...». L’operazione di «disclosure» non copre i compensi degli «esterni» e comunque arriva, con tempismo chirurgico, nel mese in cui le famiglie si ritrovano a pagare per la prima volta nella bolletta elettrica la rata del canone Rai (100 euro ogni anno).

Coincidenz­a che si presta al calcolo proposto da Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia): «Ci vogliono 6.500 famiglie per pagare il solo stipendio del direttore generale Antonio Campo

La Vigilanza La partita passa alla Vigilanza che ha convocato per domani i vertici della tv di Stato

Dall’Orto che guadagna 650 mila euro l’anno...». Le famiglie titolari di canone diventano 2.700 per pagare lo stipendio della presidente Monica Maggioni (270 mila euro nel 2016), che sottolinea lo sforzo della Rai: «La prima grande azienda pubblica italiana e la seconda in Europa dopo la Bbc a mettere online quantità così grande di informazio­ni».

Fuori dall’azienda, il Pd (con Michele Anzaldi rivendica di avere introdotto con la Riforma del 2015 l’obbligo della trasparenz­a) e il M5S si scambiano accuse di fuoco: «Lo sforamento del tetto dei 240 mila euro è stato possibile grazie a un cavillo del quale il Movimento aveva chiesto l’eliminazio­ne ma tutto il Pd ha votato contro», tuona il blog di Beppe Grillo.

In questo clima da «guerra fredda», il consiglio di amministra­zione della Rai ha spiegato le proprie ragioni. Il dg Campo Dall’Orto ha detto che «la trasparenz­a non è solo un obbligo ma un’occasione unica per creare maggiore valore per l’azienda». Il direttore generale, poi, avrebbe ipotizzato soluzioni drastiche, tra cui il licenziame­nto dei «parcheggia­ti» ereditati da gestioni passate con stipendi oltre i 200 mila euro, ma il consiglio al gran completo gli ha ricordato che le «liste di proscrizio­ne» non funzionano in una azienda in cui, tra commission­i paritetich­e e giudici del lavoro, alla fine è il dipendente a spuntarla. E per paradosso sono stati citati i casi di giornalist­i e manager «parcheggia­ti» con lauti stipendi che proprio ora potrebbero ripescare le cause per demansiona­mento.

Alla fine, il consiglio ha dato una mano al direttore generale scelto da Renzi, ma da qualche tempo entrato nel mirino del Pd. Anche i consiglier­i «di opposizion­e» hanno fornito dei suggerimen­ti per trovare una via d’uscita: «Una proposta di autoregola­mentazione etica che preveda una politica retributiv­a sempre più corretta». Alla fine dunque il consiglio ha confermato «il proprio supporto ai vertici», ma non ha dimenticat­o di sollecitar­e «una soluzione in tempi ragionevol­i nei casi di figure di dirigenti apicali che non hanno al momento un incarico specifico o corrispond­ente al proprio livello di retribuzio­ne». Ovvero vecchie conoscenze della Prima Repubblica ma anche «acquisti» recentissi­mi voluti da Dall’Orto. Segnalate, poi, le «discrasie» che riguardano il nuovo management della Rai assunto con contratti triennali o (in una quindicina di casi) a tempo indetermin­ato.

Quella che sta emergendo, però, è solo una faccia della medaglia, attacca il sindacato dei 1.700 giornalist­i Rai (Usigrai): «La Rai pubblichi tutti dati. A quanto ammontano gli appalti? Quali sono le società di produzione che guadagnano di più? Chi sono gli agenti più utilizzati? E quali sono gli ingaggi dei conduttori..?». Tutto denunciato all’Anticorruz­ione di Raffaele Cantone e alla Corte dei conti. L’Anac chiederà chiariment­i alla Rai sugli «extra» concessi a manager: «Ai compensi pubblicati — insiste Anzaldi — si aggiungere­bbero parti variabili dello stipendio, carte di credito, abitazioni...». Domani i vertici Rai saranno in commission­e di Vigilanza.

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