Corriere della Sera

Il gelo del premier su viale Mazzini: la rifondazio­ne ancora non si vede

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Raccontano che Matteo Renzi sia piuttosto arrabbiato per la piega che sta prendendo la vicenda della Rai. Il premier non ci sta a essere criticato da Beppe Grillo e dai suoi, come da altri esponenti delle forze di opposizion­e, per i compensi dei dirigenti e dei giornalist­i della Tv di Stato, come se fossero frutto di una sua scelta: «Le decisioni sulla Rai spettano ai vertici dell’azienda».

«Questa norma che prevede di mettere tutto online per garantire la trasparenz­a l’abbiamo voluta noi, non loro e nemmeno Brunetta e con che faccia possono attaccarci?», si è sfogato perciò il premier con i collaborat­ori. Tra l’altro, quello che il governo non riesce proprio a mandare giù è la decisione dei vertici di viale Mazzini di mettere online gli stipendi proprio adesso, quando gli italiani si troveranno nella bolletta dell’elettricit­à il sovrappiù del canone Rai.

«Così la gente si incavola con noi», commentano a Palazzo Chigi, dove nessuno crede che la coincidenz­a sia voluta, ma si ritiene che sia stata solo la conseguenz­a di un’iniziativa «maldestra».

Dal governo, come del resto dal Pd, non arriva certamente una mano in soccorso di Campo Dall’Orto: «Noi abbiamo fatto una legge, gli abbiamo dato Al timone La presidente della Rai Monica Maggioni, 52 anni, insieme con Antonio Campo Dall’Orto, 51 anni, amministra­tore delegato di Viale Mazzini (Imagoecono­mica) dei poteri, ora come amministra­tore è lui a rispondere delle sue azioni». E Michele Anzaldi, membro della commission­e di Vigilanza Rai, lascia intendere che «la Corte dei conti potrebbe interessar­si di questa vicenda».

Ma quello che sta succedendo sugli stipendi è solo l’ultimo di una serie di episodi che ha portato Renzi ad allontanar­si da Campo Dall’Orto. Quello che qualche tempo fa il premier definiva «un amico che stimo molto» (e infatti lo aveva voluto in Rai) ora non viene più visto troppo di buon occhio a Palazzo Chigi.

Al presidente del Consiglio non sono piaciute molte delle nomine fatte dal direttore generale: «Veramente bellissime», ironizzava ieri il premier con un paio di collaborat­ori. Anche per questo Renzi mal sopporta che le nomine («Su cui non ho mai messo bocca», ha sempre assicurato) siano state messe in carico a lui.

E il governo non ha gradito nemmeno che alle persone chiamate dall’esterno dai nuovi vertici della Rai siano stati dati degli stipendi «così alti», anche nei casi in cui «non si capisce bene quale sia la competenza in materia televisiva».

Ma c’è un altro aspetto dell’attuale gestione della Tv di Stato che lascia perplesso il premier. «Io avevo auspicato una rifondazio­ne del servizio pubblico, però questi non la stanno ancora facendo», è stato il commento amaro che ha affidato a qualche collega di governo.

Dopo la riforma, Renzi immaginava la nascita di «una nuova Rai» e adesso scalpita perché non vede profilarsi questo progetto all’orizzonte. E nel governo temono che, semmai questo avverrà, sarà troppo tardi, «perché non c’è ancora né un piano editoriale né un piano industrial­e». Il premier, però, ufficialme­nte preferisce il silenzio. Non vuole essere invischiat­o in queste beghe, lui che ha sempre sostenuto «di non avere e non volere nessun controllo sulla Rai».

Su questa polemica si preferisce tenere un profilo basso, anche per rispettare la linea del premier: «Rispettare l’autonomia della Rai». Ciò non significa che il governo resterà con le mani in mano per quello che riguarda le sue competenze in materia.

Già un po’ di tempo fa il premier non aveva escluso un ulteriore abbassamen­to del canone per il 2017: «Credo che sia possibile», aveva detto. Ed è allo studio un progetto per diminuire la pubblicità sulle reti Rai, dal momento che nelle casse della Tv di Stato arriverann­o più introiti dal canone, che ormai è impossibil­e evadere. Di privatizza­zione, invece, almeno ufficialme­nte non si parla. Ma l’ipotesi continua a circolare nei Palazzi della politica. Anche perché gli stessi esponenti M5S non sarebbero contrari a un’operazione del genere. Vincenzo De Luca Luigi Di Maio

Ho visto gli stipendi Rai. Che tenerezza pensare a qualche vestale della morale pubblica... Questi sono numeri indecenti e l’unico colpevole è Renzi, che ha nominato i vertici e li ha lasciati lì

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