Le parole sbagliate contro le donne
L’eloquio di Matteo Salvini sui palchi della provincia profonda, dove si spinge per diffondere con grande convinzione il verbo leghista, ricorda sempre più spesso il monologo di Nerone declamato dal grande Ettore Petrolini di fronte a un’ipotetica folla. Quello con il pubblico che lo acclama con un «bravo!» tutte le volte che parla, e alla fine anche quando prova semplicemente a aprire bocca, in una sequenza di «bravo!»-«grazie!» dagli effetti potenti. «Lo vedi all’urtimo come è il popolo? — osserva Petrolini/Nerone —. Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo!».
Il leader leghista però non ci sta a non dire gnente e quell’entusiasmo rispettabile e sincero della sua gente prova a guadagnarselo, certamente con le sue tesi, ma anche con una battuta, alzando sempre di più il tiro. Tra i suoi cavalli di battaglia, c’è l’attacco alle istituzioni, in particolare a Laura Boldrini, presidente della Camera, cui ieri ha rivolto un insulto particolarmente offensivo che facilmente è destinato a essere superato da un altro ancora più eclatante. Perché se quello che conta è l’effetto finale, quel «bravo» che effettivamente è scattato anche ieri tra gli applausi e le risate del pubblico, poco conta quello che si dice: l’importante è spararla sempre più grossa. Così ieri, in questa escalation espressiva, Salvini ha scelto l’epiteto «bambola gonfiabile» e l’ha buttato là certo di colpire nel segno.
La polemica che ne è seguita in qualche modo gli dà ragione e non staremmo qui a alimentare questo stesso falò se quel paragone non ci apparisse, oltre che offensivo per l’istituzione, anche pericoloso e volgare in quanto riferito a una donna, in particolare in questo momento storico. Basterebbe guardarsi intorno per capire che le libertà conquistate dall’universo femminile oggi sono minacciate da estremismi che lo stesso Matteo Salvini dice tutti i giorni di voler combattere. Se questo è vero, se dobbiamo vigilare perché le donne non debbano fare quel passo indietro nella nostra società che lo scrittore francese Michel Houellebecq ha prefigurato nel suo terribile libroprofezia «Sottomissione», allora sarà meglio per tutti smettere di accostarle alle bambole.