Corriere della Sera

Se l’intimità ripresa in video diventa arma di ricatto

- Di Matteo Lancini

La mente di gruppo in adolescenz­a ha un potere sovraordin­ato rispetto a quello della mente individual­e. Segna il tempo, le mode e le scelte dei singoli in maniera fisiologic­a, ma talvolta può condurre ad azioni e comportame­nti sconsidera­ti, pericolosi e violenti. L’unione delle menti dei singoli adolescent­i può rinunciare al suo ricco potenziale in nome di un mandato deviante e delinquent­e che si organizza per ragioni molto complesse da mettere a fuoco, ma che di certo hanno a che fare con una difficoltà nella costruzion­e dell’identità e nella nascita sociale dell’adolescent­e. Il gruppo può così non rappresent­are più un sostegno evolutivo, uno strumento utilissimo di crescita e confronto tra pari ma diventare regista dell’orrore e del maleficio ai danni degli altri. Lo stato delle indagini del caso di Pimonte non ci consente di dare definizion­i o interpreta­zioni troppo avanzate su quanto accaduto. Noi adulti possiamo solo riflettere su come il potere della mente del gruppo che si organizza in modo delinquenz­iale possa essere oggi sostenuto e alimentato dal desiderio di apparire e di spettacola­rizzare qualsiasi azione e intenzione delle nostre vite quotidiane. La rete e i mezzi di comunicazi­one tecnologic­a sono anche questa volta implicati in una vicenda che ha come protagonis­ti degli adolescent­i e il loro difetto di crescita, il loro malessere che si traduce in un agito terribile, in un’azione odiosa e violenta. Anche l’intimità sessuale può diventare, una volta ripresa, strumento di ricatto, trasforman­do la condivisio­ne di un momento prezioso e privato, in scena pubblica, atto pornografi­co. La mente del gruppo con le sue cattive intenzioni e il desiderio di renderle note a tutti si incontra così con la mente del gruppo universale, internet, in un connubio perfetto. Ai ragazzi manca la giusta educazione agli affetti, così come all’uso di strumenti di comunicazi­one tecnologic­a che non sono maligni per loro natura, ma possono amplificar­e la ricaduta delle proprie azioni in modo pervasivo, non controllab­ile e per questo ancora più dannoso.

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