Corriere della Sera

«L’arte di Pinelli vale un film Vi svelo i segreti dei suoi colori»

Calopresti: nelle opere del pittore c’è la ribellione di un avventurie­ro

- Francesca Pini

Ce l’ha nel sangue una verve d’attore, Pino Pinelli, maestro della pittura analitica. E dopo aver figurato da ragazzo nel Bell’Antonio accanto a Mastroiann­i, adesso, all’età di 78 anni, sempre con quegli occhi azzurri da catanese-normanno, deve interpreta­re solo stesso nel film d’arte che Mimmo Calopresti ha appena finito di girare su di lui, fino alle pendici dell’Etna.

«Avevo notato i suoi lavori in una mostra su Pasolini e il suo tempo, e mi avevano colpito. Ho cominciato a chiedermi chi fosse quest’artista. Ciò che più mi ha colpito è come lui tratta il colore, volevo conoscere il segreto dei suoi pigmenti, ero curioso di sapere se le sue opere erano fatte con il velluto», dice il regista che con Pinelli ha girato nelle sale della Gran Guardia di Verona, a Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, a Villa Allegrini a Fumane, a Milano (nel suo studio e alla Pinacoteca di Brera), a Catania, al Palazzo della Cultura, dove si è tenuta una mostra dell’artista. La cui pittura è in realtà oggettuale, declinata in vere e proprie forme di colore puro, come quell’opera blu tagliata in quattro parti.

«Mi piace l’idea di questo quadro esploso», dice il regista. «Quel gesto di rompere il quadro è una ribellione, lui sembra tanto compassato, ma solo per nevrosi. Ha tutti i sintomi dell’avventurie­ro: da un luogo turbolento come Catania decise, ragazzo, di trasferirs­i a Milano. Lui come mio padre (che arrivò alla Fiat di Torino), ha scelto di andare altrove, io li vedo come dei vincenti. Ho voluto cogliere momenti di verità della sua vita andando a girare nella sua terra, vedo in lui strati di memoria, che conta molto nel mio cinema», prosegue Calopresti.

Questo tra il regista e l’artista è anche l’incontro tra due uomini del Sud. Racconta Pinelli: «Un certo tipo di famiglia siciliana tradiziona­le non vedeva di buon occhio la vita d’artista. Mio padre, che desiderava fare il cantante di musica classica e non lo ha potuto fare, mi sosteneva, intuiva che avevo un’inquietudi­ne dentro e mi lasciò andare. Per mia madre ero un po’ una disperazio­ne…andavo a Taormina… ero un giovane ribaldo siciliano», dice Pino Pinelli che ricorda anche un certo carnevale di Paternò, in cui stregò un cuore proibito. Ma fare l’artista non è un mestiere di comodo. «Si è sempre in trincea, e lì si muore, occorre avere la costanza del vignaiuolo che, giorno dopo giorno, cura la vite. Non è mai pittura in libertà, c’è sempre una sorta di “misura interna” che segna l’oggetto che creo, tutto appare un caso, ma è invece guidato dalla mente. L’ambizione è poi sempre quella di contribuir­e a spostare l’asticella nella storia dell’arte». L’artista è come se avesse in sé qualcosa di eroico? «Sì perché deve sempre accollarsi delle responsabi­lità, per via di una visione che spesso contrasta con quella della società», dice Calopresti. «L’artista, a torto, viene considerat­o una persona fuori dal mondo, mentre invece è il primo ad esserne incardinat­o, essendo sempre all’avanguardi­a rispetto agli accadiment­i».

Calopresti ammira in Pinelli anche la stella polare del lavoro, fatto quotidiana­mente in studio, con costanza. «Oggi il momento è confuso, le persone devono ritrovare la dignità del lavoro, che corrispond­e anche alla propria posizione nella società, così che anche la persona più umile possa sentirsi utile. In questo, papa Francesco ha toccato un punto nodale della condizione dell’uomo di oggi», dice il regista.

Dal momento in cui ha iniziato il film a oggi com’è cambiata la sua percezione di questo artista? «Di giorno giravo, di sera già montavo il film, volevo quest’intreccio per non perdere una certa eccitazion­e. Pinelli ha una personalit­à potente. Ha avuto voglia di esibirsi, gli ho tirato fuori tutte le sue qualità attoriali. Ha una

faccia bella, che riempie l’inquadratu­ra. Mi esaltava fargli dei primi piani. E poi mi sono lasciato andare a riprendere i paesaggi, cosa che mi capita di rado. C’è poi in questo film una parte galvanizza­nte, ed è quando lui, a Brera, davanti alla Pala di Piero della Francesca, commenta quest’opera. Una lezione mirabile per capire l’arte».

Dove vedremo questo film? «In Russia, in settembre, al festival di San Pietroburg­o. Pinelli sarà contempora­neamente celebrato anche a Mosca dove, il 14 settembre, al Multimedia Art Museum verrà allestita la personale “Materia, frammento, ombra” organizzat­a da Olga Strada, direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Mosca, insieme a Olga Sviblova, direttrice del MAMM».

Verità «Ho voluto cogliere momenti di verità della sua vita andando a girare nella sua terra»

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Maestro Il maestro Pino Pinelli, 78 anni, mostra alcune delle sue opere al regista Mimmo Calopresti (61). Il film è girato fra lo studio del pittore a Milano e il Palazzo della Cultura di Catania, dove si è chiusa di recente una mostra dell’artista
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