L’ex iena Trincia e la ricerca di una via italiana per i documentari
Se d’estate la televisione generalista va in ferie e smobilita i suoi palinsesti, i canali digitali restano accesi, sfruttando il periodo per sperimentare e provare formule e volti inediti. È il caso di «Lupi - Limited access area», il nuovo programma di approfondimento lanciato dal canale Nove del gruppo Discovery, che vede protagonista Pablo Trincia, già «iena» e documentarista (domenica, ore 23, una produzione Pesci combattenti).
In realtà i veri protagonisti del programma, i suoi pezzi forti, sono i documentari internazionali che Trincia introduce e commenta, spiegandone i temi e addentrandosi in dettagli tecnici relativi al mestiere del giornalista d’inchiesta in zone difficili. Il documentario di domenica aveva come protagonista David Beriain, un giornalista spagnolo che ha viaggiato a volto scoperto in Perù, nella valle della Vrae, per documentare il più grosso centro di produzione di cocaina nel mondo.
Una missione pericolosa quella di Beriain, che si è avvalso di alcune guide locali (una in particolare, il cosiddetto fixer, chiamato a procurare tutti i contatti necessari al reporter) per arrivare a riprendere il processo di produzione della cosiddetta «pasta base» della cocaina. Il suo viaggio è affascinante e per molti versi duro, i filtri sono ridotti al minimo così come le sovrastrutture interpretative, a testimonianza che il modo migliore di affrontare questi temi è quello di lasciare la parola all’evidenza della realtà.
Anche gli altri documentari scelti da «Lupi» affrontano tematiche forti, alla ricerca di una coerenza di tono, dai vigilanti che smascherano pedofili e altri adescatori online alle cellule del terrore jihadista fino al contrabbando minerario in Congo. Rimpacchettare il materiale internazionale scaldandolo con un volto locale che lo incornici è una strategia classica e «sicura», forse la prossima sfida sarà proprio quella di trovare una via tutta italiana a questi temi.