Padre Jacques Hamel
Due estremisti in una chiesa di campagna «Siamo dell’Isis». E sgozzano il parroco «Pregavano in arabo». Il blitz della polizia
SAINT-ETIENNE-DU-ROUVRAY Nessuno è al sicuro. Non c’è un posto dove lo Stato Islamico non possa arrivare. La guerra è in Europa, tra noi, su un treno, allo stadio, al tavolino di un bistrot, sul lungomare o in una chiesetta di campagna. Questo villaggetto non ha niente della banlieue degradata, niente di simbolico, niente di importante, qui la vita è lenta, sa di fieno, noia e formaggio.
Un piccolo paesino normale
Ambroise vende i giornali appena al di là del cordone di polizia che impedisce di avvicinarsi alla chiesa dell’orrore. Potrebbe scommettere che qui nessuno gli ha mai chiesto una sola copia di Charlie Hebdo e, ad essere sincero, neppure Ambroise ha mai avuto la curiosità di guardare una vignetta satirica su Maometto. Ci sono 4 mila chiese in Francia. Tremila sono più o meno come questa: il tetto aguzzo di ardesia, la pietra chiara a disegnare gli archetti gotici. Impossibile mettere poliziotti davanti a tutte. Accanto a ogni negozio, ad ogni condominio, angolo di strada. La chiesa di SaintEtienne-du-Rouvray, a dieci chilometri da Rouen, nel cuore della Normandia era l’ultimo degli obbiettivi possibili e invece ieri alle 9.43 è diventato il nuovo set dell’orrore filmato come in un selfie da due giovanissimi terroristi, due «soldati» che l’Isis ha riconosciuto subito come suoi.
Sono entrati dalla sacrestia, da una porticina che dà su rue Gambetta. La prima messa del mattino stava per finire. I «crociati» che i due terroristi volevano colpire erano cinque: Padre Jacques Hamel sull’altare, poi due suore e due fedeli tra le panche. «Sembravano invasati» ha raccontato suor Danielle. «Gridavano Daesh, Daesh o anche Allah Akbar». Uno dei due è stato identificato come Adel Kermiche, 19 anni, seconda generazione di immigrati magrebini, francese di cittadinanza, per due volte aveva cercato di andare in Siria. Volevano che Padre Jacques si inginocchiasse, giravano attorno all’altare facendo una specie di proclama islamico, in arabo. Tutti gridavano. «Fermatevi, non sapete quello che state facendo». «È una follia». Ma i due avevano i coltelli e minacciavano tutti. Forse si vedranno le immagini che i due assassini hanno registrato. Per il momento ci sono solo le parole della coraggiosa suora.
Le minacce e l’esecuzione
«Inginocchiati», avrebbero detto al prete. Ottantasei anni, il religioso ha forse difeso la sua chiesa, forse la sua fede dal sacrilegio, forse, protetto dall’abito e dall’età, ha solo reagito alla arroganza di due ragazzotti. L’hanno sgozzato. «Padre Jacques non ha voluto inginocchiarsi, ha resistito e credo che tutto sia degenerato lì».
«Uno dei due ragazzi ha affondato il coltello nella gola. Tutti urlavano, i fedeli inorriditi e i due invasati. Fermatevi, fermatevi. Io ero vicina alla porta, nessuno mi guardava». Padre Jaques si deve essere accasciato perché la suora racconta che «quello del coltello si era chinato per raccoglierlo. L’altro stava riprendendosi mentre pregava in arabo davanti all’altare. Una barbarie. Ed è stato allora che io sono corsa fuori senza che nessuno se ne accorgesse».
Suor Danielle ha dato l’allarme. In tempo record la zona è stata isolata. Sono arrivati anche i reparti speciali. Il tendine pressato ha reagito come doveva. La Francia è in Stato d’emergenza da mesi. Diecimila soldati presidiano le zone sensibili nell’Operazione Sentinella. L’allerta è massima e questa volta non potranno esserci polemiche sulla velocità della reazione delle
forze dell’ordine. In 76 minuti dall’inizio dell’incursione l’attacco era stato «neutralizzato».
Dopo l’omicidio del prete i due «soldati» non sono fuggiti. Sono rimasti nella chiesa bagnata dal sangue e forse hanno continuato a riprendere e forse armati di coltelli e telecamera a inviare i loro filmato dell’orrore sulla Rete. I tre «crociati» rimasti erano diventati ostaggi. La polizia ha cercato di aprire una negoziazione. Un agente si è sporto dalla porticina della sagrestia, la stessa da dove i due erano entrati e da dove era fuggita suor Danielle. Non è ancora chiaro come e quando un secondo ostaggio è stato ferito. È gravissimo ora in ospedale. Anche i termini delle trattative sono oscuri. Di fatto alle 11 i due «soldati dell’Isis» sono usciti sul sagrato dalla porta principale, coltelli alla mano. I cecchini appostati sulle case della piazza li hanno freddati. La dinamica dell’attacco e della sua soluzione sono ancora incerte. La polizia sta perquisendo le case dei due assassini, indagando sui loro account social, sugli amici, i parenti, il riserbo è comprensibile. Un terzo minorenne è stato arrestato.
Uno era in libertà vigilata
Adel Kermiche, uno dei due terroristi, era in libertà vigilata, aveva al polso un braccialetto elettronico e l’obbligo di presentarsi in commissariato una volta alla settimana. Un codice «S», cioè un soggetto sotto massima osservazione. Avevano ragione gli analisti, aveva ragione l’Intelligence e anche la collaborazione con i servizi di sicurezza turchi ha funzionato. Eppure non è servito ad evitare la barbarie. Ankara ha intercettato due volte nel 2015 il ragazzo alla frontiera con la Siria e per due volta l’ha rispedito indietro. Abdel si è fatto le sue settimane di prigione in Francia e poi è uscito.
Eppure, fino all’omicidio, il diciannovenne non aveva violato alcuna disposizione giudiziaria. La gestione del suo caso e quello delle migliaia di aspiranti o veri e propri foreign fighters dello Stato Islamico di Al Baghdadi farà molto discutere. La direzione anti terrorismo aveva fatto appello contro la decisione del magistrato di sorveglianza di scarcerare il ragazzo evidentemente radicalizzato e deciso a partecipare alla jihad globale dichiarata dal califfo Al Baghdadi. Eppure alla mattina, il diciannovenne poteva legalmente uscire di casa dalle 8.30 alle 12.30. Quindi il braccialetto elettronico non ha dato alcun allarme quando, prima delle 10, nell’orario di libertà previsto, Adel è entrato in chiesa armato di coltello.
Secondo un rapporto dell’Europol sono circa 5 mila gli europei partiti per unirsi alla Jihad di Al Baghdadi negli ultimi anni e quasi duemila sono tornati a casa. «Molti di loro non hanno voglia né capacità di compiere attentati», spiegano i funzionari dell’agenzia Ue. Adel e il suo complice sì.