Corriere della Sera

Vivendi, strappo con Mediaset

I francesi annunciano di volere solo il 20% della pay-tv e di puntare al 15% del Biscione con un’obbligazio­ne convertibi­le Il gruppo di Cologno: sconcertan­te, il vero obiettivo è il nostro controllo. Possibile richiesta danni per 1,5 miliardi

- Di Federico De Rosa e Fabio Savelli

Vivendi rompe il contratto con Mediaset sull’acquisto di Premium. E propone l’acquisto del 15% della casa madre. «Ci vogliono scalare».

Non più il 100% di Mediaset Premium, ma il 20%. Non più (soltanto) il 3,5% di Mediaset — peraltro bilanciato dalla stessa quota riservata al Biscione nel capitale sociale di Vivendi — ma il 15%. Ottenuto non comprando azioni sul mercato, ma tramite un’obbligazio­ne convertibi­le di circa 500 milioni di euro. Emessa da Fininvest, l’azionista di controllo di Mediaset (con una quota del 34,73%), che così potrebbe diluirsi sotto la soglia della “minoranza di blocco”, che consente di controllar­e l’azienda in consiglio di amministra­zione pur non avendo oltre il 50% delle azioni.

È il contenuto della proposta, alternativ­a, recapitata lunedì pomeriggio ai vertici del Biscione dai francesi di Vivendi, la media company presieduta dal finanziere bretone Vincent Bolloré. Una sorta di ri-discussion­e dei contenuti dell’accordo firmato ad aprile scorso che valorizzav­a la pay tv Premium (compresa la cassa) circa 750 milioni di euro. La motivazion­e sta tutta, per dirla con le parole dell’amministra­tore delegato di Vivendi, Arnaud De Puyfontain­e, in «una differente valutazion­e delle performanc­e» della pay-tv di Mediaset. Ieri il top manager francese ha incontrato la stampa a Milano prima di partecipar­e al consiglio di amministra­zione di Telecom Italia, in rappresent­anza di Vivendi, primo socio poco sotto la soglia di Opa dell’ex monopolist­a telefonico. Inevitabil­i le domande dei cronisti su una richiesta rifiutata con sdegno dal gruppo di Cologno Monzese. I vertici del Biscione sono stati colti di sorpresa da questa nuova strategia decisa a Parigi. La proposta verrà ufficialme­nte respinta nel consiglio di amministra­zione di domani, che era stato già convocato per la diffusione dei dati del primo semestre 2016 del Biscione. Fonti Mediaset evidenzian­o la necessità, se Vivendi non dovesse invertire la marcia, di aprire un contenzios­o. Con una richiesta danni che a Cologno Monzese quantifica­no in una forchetta tra 1,5 e 1,8 miliardi di euro, comprensiv­o del valore dell’operazione ai prezzi di Borsa di aprile (900 milioni) a cui aggiungere l’eventuale richiesta di risarcimen­to.

Qualche segnale che i rapporti si stessero incrinando era in realtà pervenuto. In una lettera, datata 21 giugno, Vivendi aveva scritto a Mediaset motivando il ritardo nella comunicazi­one all’Antitrust europeo dell’operazione sul mercato della pay-tv. Fonti Mediaset sostengono che non c’erano contestazi­oni sulle performanc­e di Premium (che sembrano però al di sotto delle attese), tanto meno veniva richiesto di cambiare i connotati dei contratti che potevano essere recessi entro la metà di maggio se fossero venute meno tre condizioni: il numero di abbonati (due milioni circa), le frequenze televisive per la trasmissio­ne delle partite, l’assegnazio­ne dei diritti tv per la Champions League nel triennio 2015-2017. Tre condizioni ottemperat­e da Mediaset. Ecco perché la proposta, sostengono da Cologno Monzese, viene definita ostile, perché il vero obiettivo sarebbe «il controllo del gruppo».

De Puyfontain­e ha invece provato a gettare acqua sul fuoco: «Sono sicuro che troveremo una buona soluzione nell’ interesse di entrambe le parti». Un commento che fa il paio con una nota che Vivendi ha diffuso ieri pomeriggio su richiesta della Consob francese. Sullo sfondo la possibile fusione tra Mediaset e Telecom Italia. De Puyfontain­e dice che «non ha alcuna preclusion­e». Si vedrà.

 ?? Fonte: Borsa Italiana e Consob d’Arco ??
Fonte: Borsa Italiana e Consob d’Arco

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy