Corriere della Sera

Mps, un piano da 5 miliardi

- di Federico Fubini

JPMorgan in tandem con Mediobanca dovrebbe assistere un aumento Montepasch­i da 5 miliardi nel 2017. Senza paracadute pubblico. Prima però muove Atlante.

L’incertezza che da mesi circonda il Monte dei Paschi e grava sull’intero settore del credito in Italia potrebbe essere sul punto di ridursi. Per l’istituto di Siena si prospetta un aumento di capitale sotto gli auspici e con il sostegno di JPMorgan Chase, la più grande banca americana per dimensioni di bilancio e una delle più influenti al mondo sui mercati finanziari.

Il gruppo guidato da Jamie Dimon ha offerto a Mps un prestito-ponte in vista della vendita sul mercato di alcuni dei suoi crediti a rischio di default. Nel frattempo però sta lavorando anche a una seconda operazione. Accanto all’impegno sulla bad bank, la parte di Mps gravata dai prestiti inesigibil­i, JPMorgan è pronta a svolgere un ruolo anche sulla good bank, la parte sana da ricapitali­zzare dopo aver ceduto i crediti deteriorat­i e registrato le relative perdite.

Due protagonis­ti dei mercati finanziari confermano che JPMorgan ha accettato un incarico per far sì che Mps collochi sul mercato un aumento da 5 miliardi di euro. La banca americana si è già dichiarata disposta a costruire l’operazione con Mediobanca. Le due non garantiran­no di acquistare tutte le azioni che dovessero restare invendute, ma il segnale al mercato può essere determinan­te: la banca americana si muove con un bilancio da 2.370 miliardi di dollari (del 30% più grande del Pil italiano), nelle ultime due generazion­i non ha mai fallito in un’operazione per la quale avesse accettato l’incarico, e oggi sa che il danno alla sua reputazion­e in caso di un insuccesso su Mps sarebbe gravissimo. Questi tre fattori, secondo alcuni, permettera­nno a Mps di affrontare il mercato.

Non sarà semplice. Un aumento da 5 miliardi è un passo molto grande per una banca che ha già raccolto capitale per 8 miliardi negli ultimi anni, ma oggi in Borsa vale appena 827 milioni. Prima di accettare l’incarico, JPMorgan ha sottolinea­to un aspetto: non deve esserci la garanzia di un intervento dello Stato italiano nel caso in cui parte del collocamen­to di Mps non trovasse compratori. Il rischio di una sforbiciat­a sugli obbligazio­nisti più esposti, imposto dalla Commission­e Ue in caso di salvataggi­o pubblico, rischia infatti di tenere lontani gli investitor­i privati. JPMorgan teme che nessuno compri le nuove azioni di Siena se resta il sospetto che una parte del collocamen­to resti scoperta, e dunque l’intervento del governo inneschi una tempesta per colpa delle perdite imposte agli obbligazio­nisti. Di qui l’idea di costruire un’operazione tutta sul mercato. Con contorni meno definiti, in queste ore emerge anche un altro aspetto potenzialm­ente interessan­te per il governo di Matteo Renzi: l’aumento di capitale potrebbe avvenire all’inizio del 2017, dopo il referendum costituzio­nale dell’autunno. Se l’annuncio del sostegno di JPMorgan bastasse a stabilizza­re il titolo di Mps nei prossimi giorni, questa è un’opzione percorribi­le e nelle regole. Sempre che, naturalmen­te, i regolatori della Banca centrale europea non sollevino perplessit­à sul piano inviato ieri da Roma.

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