Mps, un piano da 5 miliardi
JPMorgan in tandem con Mediobanca dovrebbe assistere un aumento Montepaschi da 5 miliardi nel 2017. Senza paracadute pubblico. Prima però muove Atlante.
L’incertezza che da mesi circonda il Monte dei Paschi e grava sull’intero settore del credito in Italia potrebbe essere sul punto di ridursi. Per l’istituto di Siena si prospetta un aumento di capitale sotto gli auspici e con il sostegno di JPMorgan Chase, la più grande banca americana per dimensioni di bilancio e una delle più influenti al mondo sui mercati finanziari.
Il gruppo guidato da Jamie Dimon ha offerto a Mps un prestito-ponte in vista della vendita sul mercato di alcuni dei suoi crediti a rischio di default. Nel frattempo però sta lavorando anche a una seconda operazione. Accanto all’impegno sulla bad bank, la parte di Mps gravata dai prestiti inesigibili, JPMorgan è pronta a svolgere un ruolo anche sulla good bank, la parte sana da ricapitalizzare dopo aver ceduto i crediti deteriorati e registrato le relative perdite.
Due protagonisti dei mercati finanziari confermano che JPMorgan ha accettato un incarico per far sì che Mps collochi sul mercato un aumento da 5 miliardi di euro. La banca americana si è già dichiarata disposta a costruire l’operazione con Mediobanca. Le due non garantiranno di acquistare tutte le azioni che dovessero restare invendute, ma il segnale al mercato può essere determinante: la banca americana si muove con un bilancio da 2.370 miliardi di dollari (del 30% più grande del Pil italiano), nelle ultime due generazioni non ha mai fallito in un’operazione per la quale avesse accettato l’incarico, e oggi sa che il danno alla sua reputazione in caso di un insuccesso su Mps sarebbe gravissimo. Questi tre fattori, secondo alcuni, permetteranno a Mps di affrontare il mercato.
Non sarà semplice. Un aumento da 5 miliardi è un passo molto grande per una banca che ha già raccolto capitale per 8 miliardi negli ultimi anni, ma oggi in Borsa vale appena 827 milioni. Prima di accettare l’incarico, JPMorgan ha sottolineato un aspetto: non deve esserci la garanzia di un intervento dello Stato italiano nel caso in cui parte del collocamento di Mps non trovasse compratori. Il rischio di una sforbiciata sugli obbligazionisti più esposti, imposto dalla Commissione Ue in caso di salvataggio pubblico, rischia infatti di tenere lontani gli investitori privati. JPMorgan teme che nessuno compri le nuove azioni di Siena se resta il sospetto che una parte del collocamento resti scoperta, e dunque l’intervento del governo inneschi una tempesta per colpa delle perdite imposte agli obbligazionisti. Di qui l’idea di costruire un’operazione tutta sul mercato. Con contorni meno definiti, in queste ore emerge anche un altro aspetto potenzialmente interessante per il governo di Matteo Renzi: l’aumento di capitale potrebbe avvenire all’inizio del 2017, dopo il referendum costituzionale dell’autunno. Se l’annuncio del sostegno di JPMorgan bastasse a stabilizzare il titolo di Mps nei prossimi giorni, questa è un’opzione percorribile e nelle regole. Sempre che, naturalmente, i regolatori della Banca centrale europea non sollevino perplessità sul piano inviato ieri da Roma.