Il racconto familiare di Bill scopre il volto umano di Hillary
E già si specula sul ruolo futuro del «First man», probabile consigliere in capo
Altruista
C’era solo un modo, forse, per lanciare la candidatura di Hillary Clinton evitando le polemiche politiche e i veleni sui casi più controversi, dall’uso di un server privato per gestire email del Dipartimento di Stato ai finanziamenti dei sauditi alla Fondazione di famiglia. Quale? Mettere in scena sul grande palcoscenico del Wells Fargo Center di Filadelfia una dettagliato racconto, intimo e personale, su «chi è veramente Hillary». Tre atti: l’altro ieri ha cominciato la First lady Michelle, oggi tocca al presidente, Barack Obama. In mezzo il passaggio più delicato: l’atteso intervento di Bill Clinton.
L’ex presidente è salito sulla tribuna quando la platea dei 4.763 delegati aveva già votato, assegnando a una donna, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, la nomination per la corsa alla Casa Bianca.
Hillary è arrivata a Filadelfia con uno schieramento di 2.205 rappresentanti: supera la soglia della maggioranza, pari a 2.382, solo grazie all’apporto dei 602 super delegati. Il suo avversario delle primarie, Bernie Sanders, aveva chiuso con 1.894 delegati più 48 esponenti indicati dal partito.
Con la vita di Hillary hanno già prosperato almeno due generazioni di scrittori, giornalisti, cacciatori di gossip: sembra ormai di sapere tutto o quasi della candidata democratica.
Ma Bill la conosce meglio di chiunque altro e, stando alle indiscrezioni filtrate ieri prima del discorso nell’ora di massimo ascolto televisivo (notte fonda in Italia), ha provato a offrire una prospettiva inedita.
Sì certo, la loro è una storia che va ripercorsa dall’inizio, da quel primo appuntamento nell’estate del 1971, quando Bill incontrò a Yale, facoltà di Legge, un’agguerrita coetanea: la studentessa Hillary Rodham : «Ho subito pensato che fosse una persona fantastica. Lei è
Bill descrive la moglie come «una donna altruista, appassionata e compassionevole»
sempre stata capace di migliorare ogni cosa che tocca». Bill Clinton è la persona che più di ogni altra ha fatto divertire e spesso soffrire la primogenita della famiglia Rodham, residente a Park Ridge, vicino a Chicago. Per larghi settori dell’opinione pubblica, compresa quella democratica, i Clinton rappresentano un mondo vecchio, il potere politico fondato sulle relazioni, su finanziamenti opachi. Obiettivo di Bill è provare a convincere gli elettori che non è così: Hillary è sempre stata la più brava, la più preparata: da studentessa, da avvocato, da First lady, da senatrice, da segretario di Stato. Tutto ciò perché «è una donna altruista, appassionata, compassionevole». È soprattutto, ancora oggi a 69 anni, «un concentrato di energia,
un potente fattore di cambiamento».
Questo il senso del messaggio: non esiste in natura un candidato migliore di Hillary per la Casa Bianca. Seguono, come accompagnamento, quadretti di vita familiare, con la figlia Chelsea, i nipotini e così via. Basterà per convincere o almeno ammorbidire i settori più critici della platea e del pubblico televisivo?
Bill, naturalmente, ha cercato di scansare le buche, soprattutto la più insidiosa: la relazione con la stagista Monica Lewinsky che segnò la crisi drammatica della sua presidenza e del suo rapporto con Hillary. E ha anche evitato di immaginare quale potrà essere il suo ruolo in caso di vittoria a novembre. Il presidente numero 42 (1993-2001) potrebbe diventare il «First man» della presidente numero 45 (2017-….).
Non è ancora chiaro quale sarà il nuovo equilibrio tra Hillary e Bill. Il 16 maggio scorso la front-runner dei democratici disse che, se eletta, avrebbe chiesto al marito di occuparsi dell’economia perché «lui sa come si creano posti di lavoro».
Due mesi dopo, però, le cose sembrano già cambiate, come conferma uno dei deputati più vicini ai Clinton, Henry «Hank» Johnson Jr, della Georgia, figura di collegamento con la comunità afroamericana: «Bill Clinton è ancora molto popolare nella base dei democratici. La questione del suo incarico formale è aperta: toccherà a Hillary decidere. Che io sappia finora non ha fatto scelte precise e la casella dell’economia, di cui si era parlato, non è stata assegnata. C’è anche il tema del rapporto con il movimento di Sanders e ci potrà essere l’esigenza di coinvolgere esponenti di quell’area come la senatrice Elizabeth Warren. Ma sicuramente Bill avrà un grande peso nella presidenza Hillary: è il suo primo e naturale consigliere, forse non avrà neanche bisogno di una carica che riconosca una posizione che è già nei fatti».