La (doppia) partita a scacchi di Bolloré e l’idea del bond per diluire Fininvest
De Puyfontaine: siamo ancora amici. La strategia dei «piccoli passi»
Le parole non lasciano troppo spazio all’interpretazione. Quell’«eccezionale gravità e assoluta scorrettezza del comportamento di Vivendi» denunciata da Fininvest spiega molto bene lo stupore con cui lunedì è stata accolta a Cologno la lettera dei francesi. Lettera arrivata dopo un incontro, giovedì scorso, tra Pier Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré, raccontano le indiscrezioni, in cui il finanziere francese avrebbe chiesto di rivedere il prezzo pattuito per Premium. No, era stata la risposta e «no» ha ribadito ieri Fininvest alla proposta di rinegoziare con Vivendi i termini dell’intesa, ridimensionando la cessione di Mediaset Premium per privilegiare subito l’ingresso in Mediaset. Stupisce l’accelerazione impressa da Vincent Bollorè al dossier, visto che i francesi avrebbero comunque assunto «a tendere» una posizione importante nell’impero della famiglia Berlusconi. «Il vero obiettivo era puntare al controllo di Mediaset» ha detto il cfo del Biscione, Marco Giordani. Sono servite a poco le rassicurazioni di Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi, che ieri ha cercato di abbassare i toni confermando «la volontà di fare l’accordo». Mediaset, ha detto «è un grande gruppo, siamo ancora amici». Cambia solo la strategia per stringere i rapporti: non più passando da Mediaset Premium ma andando direttamente su Mediaset con un’operazione — un prestito convertibile pari al 15% del capitale — che, sospetta qualcuno, diluirebbe Fininvest al 30-31% dando a Vivendi la possibilità di incidere sugli equilibri in consiglio, senza passare per il mercato, ovvero senza lanciare un’Opa.
Somiglia tanto alla strategia dei «piccoli passi» attuata in Telecom Italia, dove con una quota del 24,7% del capitale Vivendi si è garantita il controllo del gruppo. E ieri molti osservatori hanno rilanciato l’ipotesi di una fusione tra Telecom e Mediaset. Un’idea studiata più volte, ma a cui l’arrivo di Vivendi sui due tavoli ha dato una certa consistenza. «Non ho preconcetti su una possibile futura fusione tra Telecom e Mediaset» ha ammesso ieri de Puyfontaine. Certo, non sarebbe più un’operazione concordata ma, visto lo stato dei rapporti, una mossa ostile.
Resta tuttavia ancora da capire se Bolloré stia cercando davvero la rottura — improbabile — oppure sia solo la prima mossa di una complicata partita a scacchi, che il finanziere francesi sta giocando su due tavoli per conquistare uno spazio
La lettera Con una lettera, lunedì, i francesi hanno comunicato la decisione su Premium
strategico nel settore dei media italiani. Aumentando la pressione su Cologno. C’è chi dice che la pressione, però, sia aumentata anche su Bolloré e sui suoi piani nei media, in seguito alla previsione di una perdita di 400 milioni per la controllata Canal+ e lo stop dell’Antitrust all’accordo con Al Jazeera BeIn Sports. Senza contare l’investimento in Telecom, per ora in perdita. L’accelerazione potrebbe quindi anche essere una risposta alle critiche. Vista da questa angolazione, Bollorè avrebbe quindi rotto gli indugi lanciandosi in una scalata a Mediaset da presentare al consiglio di Vivendi, magari insieme a un piano di fusione con Telecom. Conoscendo la determinazione, e la pazienza, di Bolloré risulta difficile al momento immaginare un passo indietro su Cologno. Ma è anche vero che, se i colloqui riprenderanno, Fininvest non farà certo sconti.