Contatti Mosca-Ankara, il ritorno del «Turkish Stream»
( fr.bas.) Il Turkish Stream, il tubo che dovrebbe portare il gas dalla Russia passando dal Mar Nero e dall’Anatolia, potrebbe rivedere la luce: il ministro dell’Economia di Ankara, Nihat Zeybekci, ha incontrato a Mosca il ministro dell’Energia russo Aleksandr Novak e ha spiegato che il suo Paese è pronto per la costruzione della prima linea del gasdotto. Il presidente Vladimir Putin aveva interrotto i contatti sul progetto dopo che a fine novembre 2015 la Turchia aveva abbattuto un bombardiere russo in missione in Siria, con l’accusa di sconfinamento. Un mese dopo era stata Ankara a dire addio al progetto. Ora la crisi diplomatica pare superata. Il Turkish Stream è la risposta di Mosca allo stop del South Stream (praticamente stesso tracciato ma sbocco in Bulgaria anziché in Turchia) imposto dalla Ue in seguito alle sanzioni per il mancato rispetto degli accordi di Minsk da parte della Russia. Nel progetto erano coinvolte anche Eni (con una quota) e Saipem (incaricata della posa del tubo). Nel 2014 le compagnie europee avevano chiesto di uscire e Gazprom aveva acquistato le quote di Eni, Edf e Wintershall.
Il mercato punta al 50% sul ribasso dei tassi BoE
(m.sab.) Torna in primo piano l’ipotesi che la Bank of England, guidata da Mark Carney ( foto), riduca i tassi di interesse nella riunione del prossimo 4 agosto. Threadneedle Street ha stupito i mercati a inizio luglio lasciando inalterato il tasso base al minimo storico dello 0,5% senza tagliarlo dopo l’approvazione della Brexit. Secondo un sondaggio il 50% degli economisti ritiene che la politica attendista della BoE abbia i giorni contati e per questo la sterlina ha raggiunto un nuovo minimo contro dollaro, sfiorando la soglia più bassa degli ultimi 31 anni raggiunta poco prima che si conoscesse il nome del nuovo primo ministro. Dal 23 giugno la divisa britannica è arretrata del 12% contro il biglietto verde. A spingere per misure più espansive c’è anche il dato della fiducia dei direttori degli acquisti, che a luglio ha subito la contrazione più forte dalla crisi del 2008-2009.
Il libro bianco dei giochi: 8,8 miliardi per lo Stato
(c.d.c) Il sistema italiano dei giochi pubblici ha registrato nel 2015 una raccolta di 87,71 miliardi di euro, pagando vincite ai giocatori per 70,98 miliardi e garantendo entrate erariali per 8,86 miliardi. Sono i numeri rivelati ieri dal «Libro bianco» del gioco presentato in Senato da Acadi, l’Associazione concessionari di apparecchi da intrattenimento presieduta da Guglielmo Angelozzi. «Il gioco deve acquistare una condizione di normalità che si basa sulla riduzione di due eccessi — ha detto Pierpaolo Baretta, sottosegretario del ministero dell’Economia e delle Finanze — non deve essere né proibito né compulsivo. Come raggiungere un equilibrio? Difendendo il gioco legale e combattendo quello illegale». Diverse le proposte dell’associazione: dalla riduzione del numero di apparecchi e slot all’esclusione dell’installazione delle apparecchiature negli stabilimenti balneari, circoli privati, alberghi.