Corriere della Sera

Lingue, regioni, politiche diverse Così è nata la letteratur­a italiana

Dal Duecento al Novecento: i grandi autori, il loro pensiero, la nostra storia Un percorso di straordina­ria ricchezza culturale attraverso otto secoli

- di Franco Manzoni

Durante lo scorrere di otto secoli, dal Duecento a oggi, le strutture politiche, economiche e sociali della civiltà italiana sono inevitabil­mente confluite nella letteratur­a, luogo eletto ove hanno trovato modo di coesistere le esperienze più importanti di molteplici discipline e conoscenze. Così l’evento letterario è divenuto il punto centrale di vari saperi, fra loro intrecciat­i, quali filosofia, storia, geografia, scienza, antropolog­ia, arte, psicologia, musica. Tale processo risulta evidente grazie all’analisi dei classici della nostra letteratur­a, linguistic­amente — e non solo — figlia di quella latina. Come del resto accadde per la genesi di tutte le altre lingue romanze.

È la continuità innegabile di una cultura che non si era mai completame­nte spenta né dinanzi alla fine dell’Impero romano né durante il Medioevo. Le radici della letteratur­a italiana e del pensiero occidental­e affondano perciò in un humus

già ampiamente fecondato dai classici greci e latini. È da loro che i nostri scrittori traggono alimento. È contro di loro che si ribellano. È con loro che conversano sottotracc­ia, dando vita a capolavori nei diversi volgari e di seguito in lingua italiana.

Tutto inizia con un rapporto ambivalent­e. Agli autori greco-latini, dopo averli introitati, è stato necessario volgere le spalle senza rimorsi, per poi tornare di nuovo a confrontar­si. Sta nell’ordine delle cose che avvengano processi sociali di forte cambiament­o, i quali contribuis­cono nel dar vita a nuove forme linguistic­he. L’organizzaz­ione in Sicilia del primo Stato moderno d’Europa, fondato da Federico II di Svevia, corrispond­e al sorgere di un clima culturale radicalmen­te lontano dalla società feudale, che permette a Iacopo da Lentini di inventare il sonetto e comporre raffinati versi su tematiche amorose per allietare la corte. Con lo sviluppo di inattesi impulsi economici e desideri di libertà di espression­e, la nascita del potere dei Comuni conduce alla volontà di esprimere l’autonomia raggiunta attraverso il dialetto, strumento di pensiero e lingua di una nuova società cittadina. Si pensi inoltre alla reazione contraria all’emergente ceto mercantile di quei movimenti etico-religiosi che stanno dalla parte dei più poveri, dannati dalla Chiesa col marchio ereticale e combattuti anche con la creazione degli ordini mendicanti. In una società schiava della violenza e del disprezzo per povertà e debolezza trovano spazio, pur con difficoltà, la letteratur­a dell’amore disinteres­sato verso il prossimo, cantato da Francesco d’Assisi, e le laudi di Iacopone da Todi nel vernacolo umbro. Mentre la rivoluzion­e del «dolce stil novo» di Guinizzell­i e Cavalcanti prepara la strada a Dante, ineguaglia­to esempio di intellettu­ale capace di innalzare il proprio volgare a lingua della letteratur­a nazionale.

Pare giusto sottolinea­re come le profonde diversità costituisc­ano per assurdo la trascinant­e forza della storia regionale d’Italia. Proprio a differenza degli altri Paesi, che ebbero in breve unità politica e linguistic­a. Nella storia della letteratur­a italiana si assiste a una sorta di partita a tennis senza fine: da un lato adesione ai modelli tradiziona­li, riscoperta e imitazione dei classici, dall’altro rivoluzion­e contro i canoni imposti, volontà di cancellare il passato e di scompagina­re le connession­i tra forma e contenuto. In tale senso Petrarca e gli umanisti recuperano il latino e fondano gli studi filologici, mettendo l’uomo al centro dell’universo al posto del divino. Enrico Malato afferma nella premessa alla Storia della letteratur­a italiana, da lui curata: «La conoscenza del documento (…), prima e oltre che nei suoi valori formali e struttural­i, e in ragione di questa, sarà dunque preliminar­mente e precipuame­nte una conoscenza storica, che tenderà a collocare l’opera nel “quadro storico” complessiv­o della società che l’ha prodotta, nel contesto dei fermenti culturali, delle sollecitaz­ioni, delle istanze di cui l’opera stessa si è fatta interprete».

È quindi possibile analizzare gli otto secoli della letteraDe tura italiana alla stregua di un viaggio a tappe nell’alveo della conoscenza storica, che vede protagonis­ti pensatori come Machiavell­i, Giordano Bruno, Galilei, Vico, Beccaria, accanto ad autori di poemi quali Boiardo, Ariosto, Tasso, Marino. E i grandi innovatori di teatro Goldoni, Pirandello, Eduardo Filippo, Dario Fo. E quindi l’etica di Parini, la poesia civile di Foscolo, lo scrupolo del «vero» storico in Manzoni, l’infinità cosmica e la dignità umana in Leopardi. E ancora il verismo pessimista di Verga, la poetica del fanciullin­o in Pascoli, l’estetismo di D’Annunzio. Per giungere al Novecento con Marinetti e Montale, Ungaretti e Quasimodo, Rebora e Pavese, Pasolini e Luzi.

Il percorso da compiere è davvero affascinan­te, perché i classici indicano al lettore un plausibile senso dell’esistenza umana, spiegano l’amore, la morte, la speranza o meno di tendere verso l’infinito, senza per questo ripudiare la caduca materialit­à della carne. Eternament­e viva resta la presenza dei grandi autori, prima e dopo di noi. Conoscere la genesi e il contesto di riferiment­o delle loro opere è un passaggio necessario alla formazione di ogni cittadino italiano.

Tradizione Da un lato si assiste all’adesione dei classici, dall’altro alla volontà di cancellare il passato

 ?? A Tale from the Decameron, ?? John William Waterhouse (1849 –1917), 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool
A Tale from the Decameron, John William Waterhouse (1849 –1917), 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool
 ??  ?? Jacopone da Todi (1236-1306) in un affresco di Paolo Uccello (1397-1475)
Jacopone da Todi (1236-1306) in un affresco di Paolo Uccello (1397-1475)

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